NUTRIZIONE ENTERALE CHETOGENA.

N.E.C. la Negletta: Notissima Sconosciuta

Al fine precipuo di non voler ingenerare spiacevoli equivoci di suscettibilità e legittimo CopyRight, in premessa diremo che il presente paragrafo introduttivo è teso -con chiarezza che vuole essere ancora più esplicita di quanto non sia già stato in passato- solo ad esemplificare i presupposti teorico-pratici che il prof. Cappello ha inteso porre alla base del suo geniale (o che, almeno, noi consideriamo tale) metodo dimagrante, comunemente noto come N.E.C. La descrizione specifica della nostra N.E.LT., che a quella semplicemente si ispira, è demandata ad altre pagine di questo stesso sito.

 

    Come è comunemente noto, la N.E.C. finalizzata al dimagrimento è metodica brillante ideata dal prof. Gianfranco Cappello, associato di Chirurgia Generale, operante presso il Policlinico Umberto 1° di Roma. La vasta e approfondita esperienza maturata nel campo dal prof. Cappello, nel corso degli anni, ha permesso di appurare che si tratta di procedura sanitaria che, se attentamente seguita dal medico, si rivela efficacissima, e sostanzialmente priva di effetti collaterali dannosi (nonostante quanto affermato in senso contrario, come vedremo, da numerosi -e immotivati, quanto "rumorosi"- detrattori, NON ESISTE UN SOLO, COMPROVATO, DATO SCIENTIFICO SERIO A SUPPORTO DELLA TESI BALZANA CHE UNA DIETA IPERPROTEICA E/O CHETOGENICA SAREBBE IN EFFETTI DANNOSA PER LA SALUTE, ANCHE QUANDO PROTRATTA NEL MEDIO-LUNGO TERMINE), in tutti quei soggetti necessitanti di risultati rapidi di perdita di tessuto adiposo notevolmente in eccesso.
    In effetti, eccessi ponderali che superino di oltre 10 chilogrammi (e talora di 20 o 30 o 40, o anche più) il peso atteso per il soggetto affetto (l’obesità, infatti, con la sindrome metabolica* che si porta dietro, va modernamente considerata una vera e propria malattia, con problemi che vanno ben al di là del coinvolgimento di fatti estetici, pur presenti e innegabili) sono molto difficili da trattare con metodiche dietologiche tradizionali, checchè ne dicano tanti dietologi (troppi, ahimè, sedicenti, chè la professione ha assicurato sicurezza economica a tanti, per anni). Narrazioni più o meno aneddotiche su soggetti che, con la tradizionale "dieta" ipocalorica, abbiano perduto stabilmente 20 o 30 kg. di peso, sono più volte, e da più parti, menzionate. Il problema è, però, che... una rondine non fa primavera: che uno su cento (5 su 100, al più e ad andar bene, secondo accreditate statistiche internazionali) ce l’abbia fatta, a raggiungere e mantenere il "giusto peso" (il quale, si badi bene, è cosa ben diversa dal "peso ideale", entità puramente teorica, e, come tale, quasi sempre irrealistica) nel medio-lungo termine, non può essere fatto assurgere a regola generale di successo. Purtoppo il subdolo, traditore, "insuccesso" dietetico è, invece, sempre in agguato, dietro ogni angolo: la norma, o quasi, sotto gli occhi di tutti. Entro limiti ragionevoli di eccesso ponderale le tradizionali diete basate sul ridotto intake calorico possono andare bene, praticamente per tutti: sono indispensabili per acquisire un metodo alimentare, specie se associate ad una razionale attività fisica. Ma se, in partenza, ci si ritrova con qualche multiplo di 10 chili di troppo, si devono allora immaginare -per poter contrastare una base psico-fisica di partenza oggettivamente complessa- o un regime dietetico fortemente ipocalorico -"da fame", sostanzialmente, anche se il definirlo così pare non risponda ai criteri del "politically correct"- da sostenere per un periodo sufficiente, oppure uno un po’ meno "spinto", ma da dover seguire per tempi lunghissimi, e senza derogare, ovvero senza mai "cadere in tentazione", per mesi (anche perchè, purtroppo, le tentazioni sono come le ciliegie: una tira l'altra, invariabilmente, sino all'inevitabile crollo finale). Tertium non datur. Ed entrambe le situazioni risultano quasi invariabilmente insostenibili per i più. Col passare dei giorni, infatti, si rende inesorabile la sinergia di azione tra due componenti che congiurano subdolamente, insieme, a che i risultati finali ottenuti si rivelino ben diversi da quelli tanto attesi, e, comunque, quasi sempre effimeri. Lo sappiamo tutti, la volontà individuale è fortissima e apparentemente invincibile nei primi giorni, entusiasta, appassionata: ma va progressivamente scemando, giorno dopo giorno, di fronte alla depressione invincibile prodotta dalla "fame" (sì, sì, proprio la fame, la quale -psichica, se non fisica, ma alla fine fa poca differenza- va una buona volta chiamata con il suo proprio nome, ossia FAME: magari, per l'appunto, non fame "fisica", ma comunque, sempre, "voglia di mangiare" e "infelicità generata dal non poterlo fare", dal non poter appagare l'intimo desiderio di combattere l'ansia mangiando, la realtà che qualsivoglia obeso ha ben conosciuto e dolorosamente provato) al cospetto della tavola che il dietologo-nutrizionista ha tristemente imbandito di "poche calorie", e al peso che scende sempre meno rapidamente (il quale peso, anzi, sovente non scende proprio più -evento terribile che, prima o poi, interviene costantemente, qualunque metodo dimagrante sia stato adottato, il "sondino" tra gli altri-: solo che, con il "nostro" sistema, il tutto accade in tempi ancora sufficientemente precoci, tali da potere sfruttare ancora le sue residue riserve di entusiasmo per convincere il paziente ad andare comunque avanti, chè tanto il ciclo avrà in ogni caso un termine temporale certo, e in breve lasso di tempo; con le "poche calorie", invece, dove i limiti di un termine preciso di tutto all'orizzonte non si vedono, incertezza e scoramento prendono molto più facilmente il sopravvento, e allora ricominciano incontrastate le... abbuffate notturne -ed è la sconfortante "fine" di tutto-). Il corpo attaccato, inoltre, si rivela all'inizio impreparato alla bisogna, non è ancora attrezzato a reggere all'urto di quelle "poche calorie", e sembra sorprendentemente soccombere: ma i tempi delle diete sono invariabilmente troppo lunghi... E l'ipotalamo (il quale -già in parte "addestrato" da tanti precedenti falliti tentativi dimagranti- ricorda per sempre il massimo peso che il corpo suo vettore abbia mai raggiunto, e vuole invariabilmente tornarci di nuovo, per trovarvi le sue antiche rassicurazioni istintuali) impara presto a risparmiare carburante, e sfrutta bene quei tempi lunghi, che gli abbiano concesso, per prepararsi a dovere e poi mettersi in difesa, -a- generando una diffusa sensazione di sonno e stanchezza (il che induce a tirare i remi in barca con le attività di movimento muscolare attivo), -b- "consumando" muscoli strati (sono il "bruciatore" della nostra "caldaia interna", e se ne diminuisco il volume, ridurrò contestualmente la forza, il calore, e il dispensio di carburante della fiamma), e -c- attivando una vasocostrizione periferica cutanea (dal che derivano le estremità fredde di fine ciclo, per esempio), efficacissima nell'aiutarlo a conservare, dentro di sè, prezioso calore (il che consente al metabolismo di base, sottoposto direttamente al suo controllo, di mettersi a riposo nei limiti del possibile). Tutto questo vuol dire, in parole povere, che, per avere qualche reale possibilità di successo, bisogna ottenere il massimo dei risultati nel più breve tempo e col minor grado di sofferenza possibili (allo scopo di sfruttare a dovere il periodo dell'entusiasmo iniziale, e farlo prima che l'organismo, colpito alla sprovvista, impari a mettere in atto efficienti meccanismi di difesa), cercare i meccanismi atti a scardinare le sempre più incalzanti -e sempre meno controllabili- difese corporee (peperoncino, ghiaccio, camminate quotidiane...), escogitare mezzi e trucchi, non impossibili da attuare e sostenere a lungo termine -per impedire che generino depressione da deprivazione di piacere-, e finalizzati ad ottenere nel tempo una accettabile capacità di resistere al sovrappeso che vuol tornare prepotentemente a vincere (camminate quotidiane, dieta di sole proteine per una o due volte a settimana, a vita: vedi in altra parte del sito).

    Voler contrarre in tempi accettabili una dieta ipocalorica, nelle condizioni su nominate, significa poi dover raccomandare, contestualmente alla dieta, carichi di attività fisica il più delle volte poco tollerabili ai più. E al proposito vogliamo solo accennare alla notazione che il prescrivere un congruo programma di attività fisica a qualcuno che pesi oltre il quintale equivale o a farlo ridere, o a rischiare di ucciderlo. Non fosse altro che, quel "must" che si sente invariabilmente consigliare («Devi camminare per almeno un’ora di tempo al dì, con il passo spedito di colui il quale, in ritardo ad un appuntamento importante, sta cercando di affrettarsi, allo scopo di recuperare il tempo che può» -per spendere in tutto circa 300 KCal., n.d.r.-) uno che pesi 120 chili non se lo può proprio permettere (se non in seno a dibattiti dal sapore scontato, oltre che stucchevole).

    E non possiamo qui non accennare a tutti quei ciarlatani e zuzzurelloni (esperti di "immunologia", oltre che, naturalmente, di "nutrizione", alcuni di loro si autoproclamano) che si inventano -e si peritano pure di trattare- le più altalenanti, varie, fantasiose e variopinte (e ridicole, se vogliamo dirla tutta) "intolleranze alimentari" (funghi, maiale, latte, uova, pesce di mare, noci, grano, legumi, pomodori, limoni, zucchero -zucchero!!!!!!!!!- etc. etc. etc.: l'elenco può essere molto lungo). Con la puzzetta sotto il naso -quella propria dello studioso in servizio permanente effettivo-, se le inventano di fantasia, e le rinvengono e diagnosticano per il tramite delle metodiche (laboratoristiche e non, ma coinvolgenti di solito, i "linfocitii" dello sventurato "intollerante") le più ingegnose, dai nomi invariabilmente altisonanti (che però la scienza vera -che peccato- non riconosce: ma questo, naturalmente, evitano accuratamente di dirlo, sia loro che i loro laboratori di riferimento). E poi le "trattano", mediante temporanea sospensione per un po' di mesi dell'alimento asserito non tollerato. E, al termine della suddetta magica sospensione, i linfociti del fortunato paziente improvvisamente "guariscono", e l'intolleranza... voilà, svanisce nel nulla, si volatilizza, torna lì da dove era venuta. Soggetti sovente dotati di stuoli di fiduciose -quanto ignare- clientele paganti in attesa, e talora di ruoli istituzionali di prestigio (difficile da credere? Invitiamo a leggere le "Pagine della salute" di qualche rivista popolare di largo consumo -specialmente indirizzata, ma non solo, ad un pubblico di lettori di sesso prevalentemente femminile-, o a chiedere un po' in giro, anche nel leccese -ma, in quest'ultimo caso, si tratta certamente di voci destituite di ogni qualsivoglia fondamento: non potrebbe essere diversamente, e infatti noi ci rifiutiamo di crederci-). Clientele di pazienti ignari, i quali, siccome pagano, poi rimangono convinti di essere realmente affetti da... malattie che esistono solo nella testa di chi, loro "curante", se l'è inventate (e di chi, anche dal nome altisonante, ha poi materialmente effettuato i supposti, costosissimi, esami sierologici). E non possiamo neanche passare a volo d'angelo, in ultimo, su tutte quelle voci incontrollate (anzi, vogliamo proprio credere che siano tutte, davvero e solo, "voci", "rumors" li chiamerebbero gli anglosassoni) che sussurrano di "aiutini chimici" vari, proposti al paziente da qualche incosciente, al fine di scardinarne le frustranti resistenze psichiche e metaboliche (e i derivati legali di molecole di tipo anfetaminico qui sarebbero solo il meno). Però, mi si perdoni il voluto intento polemico, il sondino e le proteine "fanno male", le privazioni alimentari da "intolleranze" inventate di sana pianta e i derivati anfetaminici (anche quelli legalmente autorizzati dalla C.U.F.), tuttavia, no… Bah!?!

    E veniamo proprio alle previsioni di sconvolgimenti metabolici che, invariabilmente, si sentono attribuire alla N.E.C. (e, ben più modestamente, alla nostra N.E.LT.): si ode dire, ad opera anche di alcuni che il senso comune vede considerati -per titoli, immagine, status scientifico, blasone- quali "esperti" della materia, che si procurerebbero danni gravissimi -forse «irreparabili», seppur magari procrastinati in un indefinito, quanto indefinibile, tempo futuro- a reni (l'organo preferito dai guardiani dell'ortodossia, i catastrofisti militanti in servizio permanente effettivo), fegato, cervello, occhi, cuore, muscoli (e questi ultimi vengono, invece, in grossa misura preservati in corso di N.E.C.). Addirittura (lo si è udito più volte in televisione, per bocca di persona comunemente nota come scientificamente assai qualificata, e molto presente in trasmissioni del mattino...) al midollo osseo e ai globuli rossi!!! Oppure, e siamo ai più "moderati", il rischio di formazione di calcoli renali destruenti, generati dall'acidosi metabolica della dieta proteica: il tutto, secondo costoro, sempre in quei 10 giorni (durante i quali, per altro, per far stare tutti tranquilli, noi consigliamo comunque ad ognuno di bere abbondante acqua -si veda, per esempio, il punto "15" alla pagina "Note tecniche..."-)!!! Asserzioni tanto aberranti, quanto spocchiose e ridicolmente esagerate, e dal sentore talmente roboante e draconiano, da lasciare invariabilmente, alla fine, il sapore amaro del sospetto che certe apodittiche asserzioni nascondano ignoranza, o fors'anche interesse. O addirittura, quel che è peggio, entrambe le cose insieme (e ci sforziamo, qui, di tenerci buoni con gli argomenti e le parole, chè di ben altro tenore ne meriterebbero certi -tanti- più o meno affermati "professionisti"). «Ma poi si riprende immediatamente tutto quanto si è perso durante l'applicazione del sondino», sentiamo più volte affermare: verissimo, oltre che naturale e ovvio, se si riprende a mangiare senza misura e senza nessun accorgimento e attenzione (non si dimentichi che, nei giorni immeditamente successivi al termine di qualsivoglia regime dietetico ipocalorico, l'organismo è letteralmente avido di qualunque parvenza di nutriente gli possa fornire qualche preziosa -o, quanto meno, che lui ritiene tale-, "vitale" caloria), e non si pratica un benchè minimo briciolo di attività fisica. Ma, guarda un po', è la medesima, assolutamente identica cosa che si rischia (anzi, è sicura) dopo qualunque trattamento dietetico a scopo dimagrante, anche il più codificato e tradizionale: se ci si ipernutre, e non ci si muove, e non si tenta in alcun modo di costringere il proprio corpo a bruciare un po' di benzina, alla fine della giostra, nel bilancio calorico definitivo, l'assimilazione di calorie supererà nuovamente le perdite, e si reingrasserà un'altra volta. E' destino inevitabile, ove il momento di terapia dimagrante non venga accompagnato da un corretto, indispensabile ridirezionamento delle abitudini alimentari e di vita. «Non è un trattamanto testato», abbiamo pure sentito dire da qualche professionista dilettante (il quale saccentone, prima di atteggiarsi e parlare -senza sapere che dire-, avrebbe certamente fatto miglior figura se si fosse ingegnato un po' ad informarsi di che va cianciando): quasi che per dar da mangiare a qualcuno del latte per 10 giorni (di questo, ribadiamo, si tratta nella sostanza delle cose, con l'aggiunta di un po' di vitamine e sali minerali) si voglia l'intervento superiore della "Scienza" (quella con la "S" maiuscola)... Bah!?!

    Anticipiamo, a questo punto della discussione, l'obiezione classica che ci si sente opporre in situazioni come questa: il medico serio e assennato, quello che procede con fare scientifico, non può basare convincimenti e modalità operative in ambito terapeutico su osservazioni ricavate dallo studio del singolo caso, o di pochi casi isolati. E giù metodo statistico, deviazioni standard, analisi prospettiche, studi longitudinali, curve di incidenza, sperimentazioni in doppio cieco (praticamente impossibili, nel nostro campo d'azione, assoggettabile unicamente a studi di tipo osservazionale), etc. etc. Per carità: tutto vero, tutto ben detto. Come è vero, del resto, quello che i nutrizionisti di professione, quelli tra loro che si rifiutano di prendere atto della realtà fattuale, affermano quando intendono fare effetto sull'ascoltatore (in studio privato, in corsia, in televisione, al bar, poco importa): «Si tratta di un apporto di nutrienti troppo squilibrato, dal momento che tutti gli studi qualificati prevedono, per l'appartenente alla specie animale onnivora "Homo Sapiens", la necessità di apporti proteici pari, al più, al 15-20% del complesso delle calorie ingerite nel corso della giornata, pena, alla lunga, l'insorgere di gravi squilibri metabolici a carico di diversi organi e apparati. E poi, è notorio che "il tessuto cerebrale ha bisogno di glucosio, per funzionare a dovere"». Bene, benissimo, anche qui tutto vero, e tutto inevitabilmente condivisibile, da applausi a scena aperta -e chi, del resto, potrebbe affermare il contrario?-: se non si trattasse, però, del più tipico, estremo, ipocrita (e talora interessato)... "Festival dell'Ovvio" (vale a dire, della scoperta dell'acqua calda, ovvero, come pretendere una bella figura senza avere nulla da dire, oppure, infine, «Ti piace vincere facile?», tanto chi Ti ascolta non sa che risponderTi). Leo Longanesi, e con lui il grande "allievo" Indro Montanelli, e, insieme, l'insuperato maestro di aforismi e paradossi Achille Campanile, avrebbero sentenziato: «Come riempire di vuoto il nulla». Tutti costoro (parlo dei detrattori, mica di Longanesi, Montanelli e Campanile: ce ne fossero ancora...) omettono infatti di voler considerare, nelle loro all'apparenza assennate allocuzioni, che si tratta di uno squilibrio alimentare volutamente provocato, e altrettanto volutamente limitato nei suoi confini temporali: nella sostanza, consiste nel nutrirsi, per una decina di giorni consecutivi, di proteine animali (o, al limite, di soia) in via praticamente esclusiva (carne, pesce, banale latte di mucca, per essere chiari), con una studiata e bilanciata integrazione alimentare costituita da pre-probiotici, sali minerali (potassio, in primis), vitamine -la nostra procedura prevede, tra l'altro, a raffronto con altre analoghe proposte da centri diversi, la riduzione al minimo possibile del ricorso a lassativi durante il trattamento-, con unico farmaco vero un gastroprotettore con funzione di inibitore di pompa protonica mucosale. Null'altro, e il tutto per soli 10 giorni!!! Tutti costoro, questi millenaristi guardiani dell'ortodossia, gli epigoni contemporanei di coloro i quali attesero invano la catastrofe dell'alba dell'anno Mille (del resto, se vogliamo, il 21 dicembre 2012 è alle viste...), si ostinano a non voler prendere atto dei numerosissimi, brillanti e sicuri risultati positivi già ottenuti dalla metodica nel corso degli ultimi anni, in assenza praticamente totale di effetti collaterali degni di nota: ove ce ne fossero stati, vi si sarebbero immediatamente accanite sopra torme assetate di eccitati profeti di sventura***. E, concentrati come sono sugli anni a venire, fatti di sciagure, dolore e malattie, che si starebbero profilando sul futuro prossimo venturo, non ammettono di vedere un presente che, in sempre maggiore misura giorno dopo giorno, si manifesta come tranquillo, limpido, del tutto sereno. Invece di impadronirsi del mezzo, provano la strada dell'ostracismo a tutto spessore. Non temono, in realtà, di aver perso una battaglia: hanno il terrore boia, dopo decenni di troppo facile dominio incontrastato, di trovarsi sulla strada buona per perdere proprio la guerra. E allora, direbbero i ragazzi di oggi, sull'onda della paura "sclerano" senza ritegno. Accusando, affermano di prevedere sconvolgimenti organici futuri per tutti quegli sventurati che si siano lasciati convincere, ingenui, a sottoporsi alla N.E.C. (o N.A.C., o N.E.P., o comunque la si voglia appellare), e lo fanno senza avere in mano un elemento che sia uno, atto a documentare quello di cui si dicono certi. Affermando, accusano gli "eretici" delle più immonde nefandezze (hanno dimenticato la storia della trave e della pagliuzza), e non si -e ci- risparmiano proprio nulla: ed è così che è dato assistere allo spettacolo triste di coloro i quali, adducendo la motivazione dell'attenzione sola all'interesse supremo del benessere del paziente (le vie dell'inferno sono sempre lastricate di buone intenzioni...), tentano persino il ricorso all'Autorità costituita, chiedendoLe di fissare per "gli altri" stretti paletti, o, meglio, divieti insormontabili, e pretendendo così di piegare la Legge ad interessi dal sentore, invece, di lobby costituita.

    La verità vera è, infatti, solo questa: il sistema delle "poche calorie" sta al trattamento della obesità vera nello stesso identico rapporto che lega tra loro «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima». Ovvero: legame = 0. Sarebbe ora, finalmente, che tutti ne prendessimo atto, e ci regolassimo, alfine, di conseguenza.

    Per dovere di onestà intellettuale, alla quale non vogliamo derogare, per antica consuetudine, neanche nella situazione presente, abbiamo comunque voluto indicare, nella regione inferiore sinistra di queste povere pagine, un link a disposizione di coloro i quali siano interessati ad ascoltare anche le tesi dei detrattori della metodica, l'"altra" campana: invitiamo caldamente tutti i lettori di questo settore del sito a visionare per bene anche i contenuti di quella sezione (e di altre analoghe: se ne trovano tantissime, a girare per il web), prima di formarsi un'idea definitiva sull'argomento. Il progresso nasce dal confronto di tesi opposte. La verità però, nel caso di specie, si deve presumere stia, come quasi sempre accade, nel mezzo tra le due posizioni, e le compendi anzi entrambe. Noi intendiamo aiutare chi ce lo chieda e ne abbia bisogno, e non riesca a farlo con le sue proprie forze (cioè quasi tutti), a perdere nel minor tempo possibile qualche decina di chili di eccesso adiposo, e a non riprenderli il giorno immediatamente successivo al termine dei trattamenti. Il dietologo-nutrizionista canonico, certamente più competente e qualificato di noi, e ben più di noi attrezzato all'incombenza, avrà l'opportunità di poter fare, a quel punto, opera di completamento e consolidamento dei risultati raggiunti prima del suo intervento, aiutando il soggetto che ne abbia interesse e bisogno a recuperare sane abitudini, corretta consapevolezza e giuste consuetudini, a tavola e in palestra. Noi cerchiamo di ottenere, molto semplicemente, un nuovo, accettabile, passabilmente stabile, punto di partenza, senza il quale non sarebbe possibile, nella maggior parte dei casi, alcun piano di equilibrato rientro nei ranghi del controllo del peso, e di altrettanto equilibrata uscita -per quelle sue componenti, per lo meno, che non si siano manifestate già come irreversibili- dal girone infernale della sindrome metabolica. Un inferno che si auto-perpetua, e si nutre, è il caso di dire, delle sue stesse vittime impotenti.

    Vorremmo che qualcuno degli ipercritici mettesse un momento da parte passioni e bandiere di categoria, e si chiedesse, una tantum, se non sia per caso vero, davvero, che il meglio può essere avversario mortale del bene. E che il famoso "principio di precauzione", da tanti troppe volte (invero senza mai nominarlo) invocato, è concetto esattamente agli antipodi del corretto metodo scientifico che a parole, pure, quei tanti propugnano. Per parte nostra crediamo di poter dare chiara dimostrazione di mancanza assoluta di chiusure mentali preconcette: disponiamo già, infatti, di un servizio integrato di dietologia applicata (assolutamente peculiare, per altro, come facilmente si intuirà dalla lettura dei contenuti dell'ultima pagina del sito, quella dedicata alle "Curiosità..."), che forniamo gratuitamente in una con ogni eventuale secondo ciclo di trattamento di N.E.C., e che mettiamo a disposizione di chiunque, terminati i trattamenti "col sondino", voglia assicurarsi per il dopo un più corretto approccio alla normale alimentazione quotidiana. Siamo fermamente convinti che, per i veri obesi, i due metodi siano da ritenere tra loro sinergici e complementari, e, in quanto tali, debbano necessariamente costringere a collaborare coloro i quali, con mente libera e animo sereno, si dimostrino padroni rispettivamente dell'uno e dell'altro metodo di trattamento del sovrappeso. Noi riteniamo la figura del dietologo-nutrizionista (purchè sufficientemente aperto mentalmente, e capace di guardare al suo lavoro libero da condizionamenti di categoria, incrostazioni errate, pregiudizi sedimentati) fondamentale e insostituibile sempre: del tutto "autosufficiente" in un certo numero, ncessariamente piccolo perchè selezionato, di soggetti (consapevoli, affidabili, sereni, prevedibilmente costanti nel seguire per lunghi tratti temporali il dettato dello specialista a cui si siano rivolti), necessitante di un aiuto "altro" (come il nostro intende essere) in tutti quegli altri casi (e sono, con tutta evidenza, la assoluta maggioranza) in cui si senta il bisogno assoluto di un primo momento, iniziale, di rottura da schemi e incrostazioni comportamentali altrimenti impossibili da lavare via. Ecco, noi vogliamo aiutare questi soggetti (la stragrande maggioranza dei casi), incontestabilmente labili, dal punto di vista psicologico, nel loro rapporto con il cibo, ad avviarsi con decisione e speditezza, e soffrendo il meno possibile, verso quel momento di rottura: noi, alla maniera dell'Abate Faria, nella constatata, reiterata assenza della possibilità di uscire dal carcere per vie normali, e dalla porta principale, intendiamo almeno metterci nelle condizioni di poter fornire una chiave che consenta loro di evadere in qualsivoglia modo -novelli Edmond Dantès- dalla soffocante prigione del sovrappeso (si veda il passo di Allen Carr al fondo della pagina successiva). In questo senso, la N.E.C., lungi dal produrre danni in organi, apparati e funzioni vitali, agisce proprio in senso opposto a quello paventato: aiuta invece fortemente, in misura apprezzabile dal punto di vista laboratoristico e clinico in senso lato, a correggere molti degli squilibri organici connessi alla sindrome metabolica* ed ai suoi deleteri effetti patologici, consumando poco muscolo.

    Ecco, alla fine, come vediamo noi la N.E.C. applicata alla perdita di peso: un metodo geniale e relativamente indolore per dare all’obeso una altrimenti sovente impossibile "scrollata iniziale", tale da poterne poi sfruttare i risultati per partire, dopo e con più concrete possibilità di successo, con un razionale e realistico programma di educazione e abitudini alimentari (non fatte solo di "poche calorie", voglio ribadire, chè quelle, da sole, servono a molto poco), e di indispensabile, ma per tutti concretamente sostenibile, attività motoria.

    ***Nel novero dei grandi numeri, qualcuno, certo, è probabile che possa aver presentato -o dover presentare in futuro- qualche problema fisico -anche grave, anche molto grave-, durante, o dopo, uno dei cicli: già i Latini, però, usavano mettere in guardia dal voler confondere due elementi di speculazione, che vanno tenuti, invece, accuratamente distinti. Il "Post Hoc", per loro, non doveva essere scambiato, mai, con il "Propter Hoc" (concetto questo alla base, per altro, anche della metodologia medico-legale moderna: si stia ben attenti, cioè, a dire che, siccome un evento si è verificato dopo un altro evento, allora necessariamente il secondo in ordine cronologico debba essere stato causato dal primo). Che un problema clinico possa intervenire durante un ciclo di trattamento col sondino, o subito dopo questo, è cosa certa, ma la semplice successione temporale non implica, però, che da esso sia stato provocato: qualcuno, certo, nell'affermarlo è stato tentato dall'affrontare le inesplorate vette del ridicolo, quando è sembrata presentarsene la (rara) occasione. Prove (e neanche indizi) scientificamente documentate, però, del rapporto di causa-effetto: ad ora, assolutamente NESSUNA. ZERO. Chiacchiere da bar, invece: ad libitum, a volontà... Giudichi serenamente il lettore, a questo punto, del "grado di affidabilità" della media dei "detrattori".

    Alla fine di questa modesta sezione, vogliamo riaffermarlo con tutta chiarezza, e ai là di ogni intento polemico, oppure, all'opposto, fintamente "diplomatico": la N.E.C. (come qualunque altro metodo nutrizionale basato su alimentazione temporaneamente iperproteica -si veda, al proposito, la pagina finale di questo sito: "Curiosità..."-) -oggi si può dirlo con "testata" cognizione di causa- se medicalmente ben seguita (ed è quello che noi ci sforziamo di fare) NON PROVOCA ALCUN DANNO, nè ai reni, nè ai globuli rossi, nè ad alcun altro organo, apparato, o funzione. Sono proprio l'attento filtro iniziale e i tempi limitatissimi di utilizzo -unitamente, prima di ogni cosa, alla sostanziale innocuità intrinseca al metodo- che lo impediscono. E il (piccolo) fastidio iniziale del «mettere il sondino» (una faccenda banale, innocua, rapidissima e assolutamente indolore, ma di cui tutti -ma proprio TUTTI- hanno comprensibilmente paura prima di cominciare, e che i detrattori sfruttano tanto invariabilmente, quanto indegnamente -perchè, da tecnici, sanno fin troppo bene, o dovrebbero sapere, come stanno realmente le cose-, per mettere in guardia gli ignari dal sottoporsi a procedimenti così «pericolosi e innaturali» -bah!?!-), e quello intercorrente di portarsi dietro il sondino stesso e tutto il connesso "armamentario" (una «vera rottura di scatole», qualcuno che conosciamo l'ha più volte definito), non sono proprio appellabili come "problemi". Vogliamo chiamarli, appunto, col loro nome, ovverosia "fastidi", "rotture di scatole"? E sia. Ma sono fastidi e rotture, di breve durata e ben ricambiati, che, alla fine, tutti coloro i quali -infine invariabilmente entusiasti- hanno provato con successo la metodica dicono a gran voce di avere tollerato di buon grado. Visti i risultati. E i tempi.

    *Per "Sindrome Metabolica" (la moderna malattia del benessere), come si potrà evincere dai contenuti del link* indicato alla sinistra di queste pagine, si intende un insieme di patologie organiche di lunga evoluzione, e inesorabile decorso, legate agli squilibri metabolici correlati all'eccesso di tessuto adiposo. Esse coinvolgono gli apparati cardio-vascolare -ipertensione arteriosa, cardiomiopatia ischemica, aterosclerosi, vasculopatie encefaliche e periferiche-, epato-renale, endocrino -insulino-resistenza e diabete mellito, in primis, ma anche iperincrezione insulinica (stimolata, seppure in misura diversa, da tutti i carboidrati), ipoincrezione di glucagone (ormone la cui produzione viene riequilibrata, invece, da una dieta moderatamente iperproteica e ipoglicidica), squilibri cortisolemici, etc.-, osteo-articolare, metabolico in senso stretto -dislipidemie acquisite, iperuricemia, etc.-), e quindi, più o meno direttamente, allo stato di obesità. In certa misura trattabile e correggibile entro determinati limiti temporali e di impegno organico e metabolico, produce però effetti che, alla lunga, si fanno irreversibili, comportando patologie evolutive, fortemente invalidanti e, alla lunga, potenzialmente fatali.

    Gianfranco Cappello è Professore Associato di Chirurgia Generale dell'Università di Roma La Sapienza e Responsabile dell'Unità Operativa Regionale per la Nutrizione Artificiale Domiciliare, presso il Policlinico Umberto 1°. L'unità operativa del prof. Cappello ha iniziato la sua attività nel 1974, codificando una delle prime esperienze in Italia e nel mondo di nutrizione artificiale. Dal '74 ad oggi ha continuato ininterrottamente la sua attività prima solo sui pazienti chirurgici, poi intervenendo su tutti i soggetti affetti da patologie necessitanti di nutrizione assistita. Nel 1993 il Prof. Cappello è stato il promotore della legge regionale del Lazio sulla Nutrizione Artificiale Domiciliare. Negli ultimi anni, per la prima volta nel mondo, il team del prof. Cappello ha utilizzato la Nutrizione Artificiale per ottenere un rapido dimagramento.

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    Che, tra tanti soloni, il buon saggio, il generoso, il salace don Gino Bartali, facile profeta, avesse proprio lui ragione prima del tempo?

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    I singoli cicli della nostra N.E.C. hanno sempre la durata di 10 giorni. Se il sondino viene applicato al mattino (vale a dire prima dell'ora di pranzo), il giorno di applicazione sarà conteggiato come primo giorno del ciclo; se il sondino viene applicato nel pomeriggio, il primo giorno del ciclo sarà considerato quello successivo.

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