CURIOSITA', CONSIGLI E NOTIZIE UTILI...

... per favorire il dimagrimento e mantenere il peso raggiunto

   - 1) Masticare accuratamente e a lungo ad ogni pasto, cercando di evitare di mordere e ingoiare con voracità gli alimenti; limitare il più possibile il sale aggiunto nei cibi (esistono in commercio ottimi prodotti che ovviano in parte al problema, arricchiti come sono di sali di potassio -e, in alcuni casi, di iodio, consigliabile in particolare nei soggetti di sesso femminile cha siano poco inclini a consumare prodotti ittici- e più poveri di sodio, del tipo del "Novosal" -acquistabile in farmacia- o anche dell'analogo prodotto "Iposal-Italkali", reperibile normalmente sugli scaffali dei supermercati della grande distribuzione alimentare); utilizzare peperoncino piccante in abbondanza, se aggrada (la capsaicina che vi è contenuta contribuisce a contrastare, nei periodi di dimagrimento rapido, i meccanismi di difesa automatica che l'organismo mette in atto per difendersi da quella che sente come una "mancanza del carburante" necessario a mantenersi caldo: in questi periodi, infatti, il soggetto in cura avvertirà quasi sempre una anomala sensazione soggettiva di freddo cutaneo, anche in condizioni ambientali esterne che normalmente non dovrebbero essere capaci di indurre tale tipo di sensazione); utilizzare, se aggrada, cipolla in abbondanza nell'insalata (amplifica gli effetti benefici della capsaicina, e, in più, contiene una serie di sostanze vaso-protettive e antiossidanti), nei periodi di normale alimentazione (non, però, nel mercoledì delle proteine); abitudinariamente, per l'effetto antiossidante benefico a lungo termine che ne deriva, assumere curcuma ogni giorno (2 capsule al dì -anche nei periodi del sondino-, di quelle che si rinvengono in erboristeria: è il più potente antiossidante che si conosca), insieme, possibilmente, a dell'olio di pesce (3 cps./die: non nei periodi del sondino, nè nel mercoledì proteico), a delle noci (2/die: non nei periodi del sondino, nè nel mercoledì proteico), a del licopene (alimenti particolarmente ricchi di quest'ultimo sono alcune varierà di pomodori), e, infine, a del resveratrolo (lo si rinviene praticamente in tutti i frutti di colorito bruno scuro o nero, con particolare riferimento alle uve molto scure: non nei periodi del sondino, nè nel mercoledì proteico). In periodo menopausale e post-menopausale, le donne farebbero bene a preferire il latte di soia al latte vaccino, e a sostituire spesso la carne, il pesce e le uova con le proteine vegetali contenute nel tofu (formaggio insapore ottenuto dai semi maturi di soia): latte di soia e tofu (e anche un altro prodotto della soia, il seitan) sono privi di colesterolo, apportano poche calorie, e contengono entrambi discrete quantità di potassio e fitoestrogeni, queste ultime sostanze con discreta attività ormonale sostitutiva (non hanno gli effetti negativi -nel senso che non provocano apprezzabile ritenzione idrica nei tessuti organici periferici- degli ormoni di sintesi, ma devono essere assunti, naturalmente, in buona quantità, come è tipico della popolazione giapponese), protettive, in certa misura, nei confronti del carcinoma della mammella (su base non genetica) e dei fatti degenerativi cardio-vascolari senili, e con discreta attività terapeutica, infine, nei confronti dei disturbi menopausali in generale (sintomatologia neuro-vegetativa, aumento degli accumuli lipidici, accelerata erosione ossea, etc.). Da ricordare, infine, che le donne che consumino poco latte e derivati (o non ne consumino affatto) dovrebbero bere acque ricche di calcio (l'acqua Sangemini, nonchè quella proveniente dai nostri normali acquedotti, se potabile; acqua Uliveto -contiene anche discrete quantità di solfati- se c'è tendenza alla stipsi -cosa abbastanza comune nei periodi di alimentazione iperproteica, ed "effetto collaterale" temporaneo, ma praticamente costante, durante quelli di applicazione del sondino-).

   - 2) Bere molto (almeno 1 litro d'acqua -anche gasata- oligominerale, come Levissima, Panna, San Benedetto, etc., durante i cicli del sondino, almeno 1,5 litri al di fuori dei cicli, sino a 2-3 litri nei periodi di forte sudorazione). L'acqua deve essere sorseggiata (MAI bevuta velocemente, senza prima averla scaldata in bocca) molto fredda -meglio se con del ghiaccio-, e assunta in massima parte DURANTE i pasti (o, per dire meglio, se ne dovrebbero bere almeno 3 grossi bicchieri ad ogni pasto, uno prima di cominciare a mangiare, uno durante il pasto, uno subito dopo la fine dello stesso).

   - 3) E' assolutamente indispensabile camminare speditamente per un minimo di 30 minuti al giorno (non meno di 20'/die durante i cicli), TUTTI I GIORNI, e, TUTTI I GIORNI, pesarsi nudi e digiuni: la bilancia in cucina va imballata e chiusa a chiave in qualche sito difficilmente raggiungibile (non dico di buttarla via, ma solo perchè la si deve recuperare, per qualche settimana, nei periodi post-sondino -come altre volte si è detto in queste pagine-, quelli critici per il rischio di rapido recupero del peso perduto); quella in bagno, invece, non va mai dimenticata, e, anzi, è obbligatorio tenerla sempre sott'occhio: non deve diventare un'ossessione, certamente, ma va considerata alla stregua di una campanelo d'allarme, quando mostri tendenza a progressivo salire. In tali situazioni potrebbe darsi la necessità di raddoppiare (o anche, eccezionalemnte, triplicare) il "mercoledì delle proteine", onde riuscire a fare un piccolo passo, di riparazione, all'indietro.

   - 4) L'acqua della doccia deve essere possibilmente fresca (intorno ai 25° C); d'inverno mantenere la Temperatura dell'aria interna degli ambienti mai superiore ai 18-19° C (e utilizzare indumenti i meno pesanti possibile, e mai termocoperte auto-scaldabili), d'estate passare più tempo possibile al mare -o in piscina-, immersi in acqua.

   - 5) Privilegiare, ove possibile, i pasti freddi; frutta fresca e fredda; sciogliere del ghiaccio -o ghiaccioli dolcificati senza zucchero- in bocca, quando possibile (idealmente, come abitudine, tutti i giorni).

   - 6) Evitare di prendere l'ascensore, OGNI QUAL VOLTA si possa.

   - 7) Nei periodi intervallari sostituire gli usuali condimenti CRUDI sugli alimenti: al posto di olio e aceto utilizzare un miscuglio di 1/2 cucchiaio di olio di vaselina (paraffina liquida F.U.), mescolato con 2 cucchiai di aceto balsamico (o aceto di vino, o 1+1 cucchiai), 1 pizzico di "sale" a basso tenore di sodio, qualche goccia di succo di limone, 1-2 cucchiai di acqua GASATA. L'olio di paraffina SEMPRE a crudo, MAI cotto.

   - 8) Nei periodi di normale alimentazione, mangiare senza mai abbuffarsi, ed evitando SEMPRE di fare il bis di qualunque piatto, con una buona porzione di verdura o insalata (finocchi, radicchio, indivia, zucchine, lattuga sono le migliori) da assumere PRIMA dei comuni pasti. A colazione latte scremato o parzialmente scremato (o anche di soia), o, ancora (e molto) meglio, SOLO della frutta, da consumarsi a piacere (con preferenza per kiwi, melone e fragole, e con parziale limitazione solo per banane, uva, fichi), accompagnata al più da un caffè; dolci non più di 2 volte a settimana, pasta o riso non più di 3 volte a settimana. La frutta durante la giornata: fresca e a pezzi, in quantità parsimoniosa (al contrario di quel che si pensa, ne mangiamo in genere più del necessario, specie di quella piacevolmente dolce perchè ricca in zuccheri: basti pensare a cosa accadeva nei popoli dell'estremo Nord, i quali si nutrivano di pesce, carne e grasso di foca, e mai di frutta -ricavavano la vitamina C di cui abbisognavano dai cetacei che usualmente cacciavano, per il tramite dell'ingestione "comunitaria" del loro fegato fresco, il quale ne contiene in deposito discrete quantità- e, ciò nonostante, presentavano -è fatto notorio e diffusamete studiato- minime incidenza e prevalenza di malattie cardiovascolari, e degenerative in generale), possibilmente mai in succhi e/o frullati (provocano un assorbimento troppo rapido di glicidi semplici, il che, a sua volta, genera indesiderati squilibri nell'increzione insulinica); ad ogni modo, ove (come auspicabile) ne sia stata già consumata una discreta quantità al mattino, a colazione, se ne potrà fare anche del tutto a meno durante il resto del giorno.

   - 9) Come abitudine definitiva (sia per i periodi intervallari che nella fase di stabilizzazione finale) scegliere un giorno alla settimana (meglio il mercoledì), da dedicare all'alimentazione esclusiva con sole proteine (e molta acqua FREDDA, specie in corrispondenza dei pasti). 400 grammi di carne di cavallo (qualunque taglio, mai frattaglie o lingua, se se ne esclude la sola punta), o di filetto -ovvero controfiletto- di manzo o vitello, oppure di polpa di pollo o tacchino (senza pelle!!), sostituibili anche con 500 grammi di pesce bianco (trota, nasello, branzino -spigola-, orata, dentice, sarago, merluzzo, cernia, scorfano, sogliola, rombo, razza, pesce persico) o molluschi di mare (polpo, calamaro, totano, seppia). Carne e pesce (da distribuire metà e metà tra pranzo e cena) vanno cotti ai ferri, o al limite in una padella antiaderente, senza aggiungere olii di cottura di alcun genere (l'unico condimento possibile è quello precedentemente descritto, con l'olio di paraffina usato a freddo, a cottura già terminata). Al posto di uno dei pasti di questa giornata si potranno assumere della bresaola (50-100 grammi; nessun altro salume o formaggio); oppure 2 uova sode o alla coque; oppure, ancora (se si ha tendenza al colesterolo alto), un'omelette ottenuta con 1 uovo intero e il solo albume di 2 altre uova; oppure, anche, dei mitili (cozze) bolliti (400-500 grammi, se pesati a crudo); oppure, infine, del tofu (200-250 grammi). Nel mercoledì delle proteine non va assunto NESSUN altro alimento al di fuori di quelli espressamente nominati: niente verdure, niente frutta, formaggi, yogurth, cereali e derivati, cioccolato, alimenti dolci. NESSUNA ECCEZIONE, e NIENTE COLAZIONE (al massimo un uovo sodo o un paio di fette di bresaola, al mattino). Sono concessi caffè e/o the con dolcificante acalorico (anche aspartame). Il "giorno di sole proteine" dovrà vedere la contestuale preferibile assunzione (che diventerà obbligatoria nelle situazioni di "mercoledì raddoppiato": vedi il successivo punto "12") di 1 compressa di "MULTICENTRUM" e 2 compresse di "KCL RETARD" (1 al mattino + 1 la sera); solo per quel giorno andranno sospesi eventuali prodotti farmaceutici utilizzati come antidiabetici orali.

   - 10) Assumere cereali integrali nel corso della usuale alimentazione quotidiana: a parità di peso contengono meno calorie, e i loro amidi vengono assimilati più lentamente e con meno completezza rispetto a quelli delle farine raffinate. In più, consigliamo caldamente (in aggiunta a questa misura, ma, se impossibile, quanto meno in sua sostituzione) di aggiungere alla dieta, OGNI GIORNO diverso dal "mercoledì delle proteine", buone quantità di fibre facilmente dispersibili in acqua, e ricche di beta-glucano, nella normale alimentazione quotidiana (se ne possono aggiungere nello yogurth o nel latte scremato, a colazione). Possiedono calorie in misura quasi nulla, sono di buona palatabilità, ritardano e ostacolano l'assorbimento di glucidi e grassi, ostacolano la stipsi. Quelle che rispondono, in assoluto, meglio allo scopo sono contenute nella CRUSCA D'AVENA (NON "cruschello", NE' "fiocchi" -su cui insistono invece, sbagliando, molti titolari di erborsiterie e negozi di alimenti biologici-, i quali contengono al loro interno discrete quantità di farina), che andrebbe idealmente consumata nella misura di circa 3 cucchiai al dì (magari mescolata al latte della colazione del mattino, o allo yogurth che dovesse essere consumato nel corso della giornata). Si può reperire in erboristerie fornite o nei negozi di alimenti biologici, oppure on line, per esempio al seguente indirizzo: «http://www.tibiona.it/shop/tibiona-index-n-Crusca_di_Avena-cP-51_126.html» (si veda anche il link segnalato in fondo a queste pagine).

   - 11) L'importanza della stabilizzazione a lungo termine, e del regime dimagrante prolungato il meno possibile, deriva anche da una cosa a cui normalmente non si pensa (e a cui in genere non pensano neanche i medici, per il vero): quando si dimagrisce si consuma il proprio grasso, ovvero si fa l'equivalente di mangiare grassi animali, strutto e colesterolo in quantità, per dei mesi. Dimagrire più volte vuol dire moltiplicare queste occasioni di "abbuffate di lardo", con tutti gli annessi pericoli a lungo termine per l'apparato cardiovascolare. Si può dire senz'altro che al "dimagrire più volte" sia di gran lungo preferibile il "non dimagrire affatto". Ed è parimenti questa la ragione per la quale consigliamo (nei casi in cui si abbia bisogno di più cicli ravvicinati di trattamento col sondino, per sovrappesi di importate entità), durante i giorni del sondino e per le 3-4 settimane subito successive, di assumere una statina (come "SIVASTIN cpr. 20 mg.", 1/2-1 cpr. al dì), oppure, se già si stava assumendo un ipolipemizzante di questo tipo prima dell'inizio del ciclo, di continuarne comunque l'assunzione, a maggior ragione durante il trattamento col sondino.

   - 12) Nei periodi di normale alimentazione utilizzate, per dolcificare il caffè o preparare dolci in casa, il fruttosio (monosaccaride fruttosio, per l'appunto) al posto del saccarosio (il comune zucchero da cucina, un disaccaride formato da glucosio + fruttosio). Si tratta comunque di dannosi zuccheri semplici, in entrambi i casi: il fruttosio, tuttavia, ha un "potere dolcificante" superiore di circa il 40% rispetto al saccarosio, ragione per la quale se ne può usare in quantità di circa 1/3 inferiore. Fatto è che, a parità di potere dolcificante, le bustine che troviamo normalmente nei nostri bar contengono fruttosio in quantità di 4 grammi (circa 15 calorie), saccarosio in quantità di 6 grammi (circa 22 calorie). Il cosiddetto "zucchero di canna", non è di nessun vantaggio particolare rispetto allo zucchero bianco: è semplicemente un po' meno raffinato dall'industria, di colore reso più scuro dalla voluta permanenza di impurità non del tutto eliminate, e a granulosità in genere un po' più grossolana (cosa che, semplicemente, lo rende un po' meno immediatamente solubile). Vedi anche, più in basso (ai punti "A" e "B") il paragrafo sui "I Falsi Miti".

   - 13) Il razionale del mercoledÏ delle proteine sta nel fatto che in quel giorno si simula per 24 ore il ciclo del sondino, con la possibilità di veder scendere l'ago della bilancia anche di 1 Kg. in un colpo solo. Nella settimana subito successiva ad eventuali strappi alimentari eccezionali (festività pasquali o di fine anno, partecipazioni a matrimoni, etc.) il "mercoledì" raddoppierà (nel senso che nella stessa settimana si dovranno inserire 2 diversi giorni di sole proteine, intervallati tra di loro di almeno un giorno, meglio due -ad esempio martedì e venerdì-). Nel "giorno di sole proteine" andrà bevuta abbondante acqua (il più fredda possibile, e il più possibile ai pasti, come prima specificato), con contestuale preferibile assunzione (che diventerà obbligatoria nelle situazioni di "mercoledì raddoppiato") di 1 compressa di "MULTICENTRUM" e 2 compresse di "KCL RETARD" (1 al mattino + 1 la sera); solo per quel giorno andranno sospesi eventuali prodotti farmaceutici utilizzati come antidiabetici orali.

   - 14) Va tenuto presente che "le calorie non sono tutte uguali". Grassi e olii contengono circa 9 calorie teoriche per grammo di alimento, proteine e glucidi circa 4. Ma questo solo in teoria, appunto, in quanto ognuna di queste categorie di cibi richiede una certa quantità di energia per essere digerita, assimilata e utilizzata (differisce il loro cosiddetto "indice dinamico specifico"). I grassi, in media, saranno sfruttabili per l'88% dell'energia potenziale che possiedono, i glucidi per il 91-94% (i valori più elevati per gli zuccheri semplici liberi, come il saccarosio -zucchero da cucina-, quelli più bassi per gli zuccheri complessi -amidi, in genere- mescolati opportunamente con fibre alimentari di origine vegetale), le proteine (molecole dalla struttura particolarmente lunga e complessa), invece, per il 70% circa. Questo significa che mangiando 100 grammi di olii, assumiamo circa 792 calorie, con analoga quantità di zuccheri ne assumiamo in media 372, e con altrettanto analoga quantità di proteine "pure" circa 280 (ma in natura non esistono alimenti, direttamente edibili, composti esclusivamente di proteine secche "pure", e una fettina di carne magra, del peso di circa 100 grammi, contiene proteine solo per il 50% del suo peso di partenza -il resto sono acqua e ceneri non assorbibili-: il che vuol dire, in parole povere, che 1 etto di carne magra mi fornirà solo 140-150 Kcal. circa -100-120 saranno quelle di 1 etto di pesce bianco magro o molluschi-, a fronte di 1 etto di prodotti secchi della farina di frumento -crackers, biscotti, grissini-, da cui ricaverò, invece, 370 Kcal. circa, ad andar bene -per semplificare, non abbiamo volutamente calcolato grassi, zuccheri semplici e sale-. Al lettore trarre le conseguenze di quanto appena esposto). Limitare l'assunzione alimentare di una giornata a 400 grammi di carne magra o pesce bianco significa, in parole povere, assumere circa 500-600 calorie "reali" -assimilate, per di più, con lentezza, e in assenza dei dannosi picchi di insulina-, così costringendo l'organismo a cercarsi le altre, di cui avrà bisogno per mantenersi in vita, nel suo glicogeno (il quale sarà eliminato insieme con l'acqua che, per la sua costituzione idrofila, vi è strettamente legata) e, sopratutto, nei suoi stessi grassi di deposito. Se lo costringiamo, in più, a cercare delle altre calorie, rispetto a quelle che gli sono indispensabili di base (mediante doccia fresca + bevande acaloriche fredde + 30' di camminata, etc.), ecco spiegata la possibilità concreta di perdere anche 1 Kg. di peso in un solo giorno. L'effetto chetogenico collaterale dell'alimentazione esclusivamente proteica contribuirà a far bruciare grassi, limitando contemporaneamente la sensazione soggettiva di fame. Con le proteine assunte sarà contestualmente eliminato, infine, il rischio di perdere massa muscolare magra in misura apprezzabile (esattamente quello che accade con le proteine somministrate mediante sondino). L'alimentazione dimagrante squilibrata nel senso iperproteico è l'unica in grado di evitare perdite apprezzabili di massa muscolare (dopo 8 ore al massimo di mancata assunzione orale di proteine l'organismo comincerà, infatti, a divorare inesorabilmente le sue stesse fibre muscolari).

   - 15) Il dimagrimento ottenuto mediante dieta iperproteica, seppure con metodologia molto diversa nella sua attuazione pratica dalla "dieta del sondino", è anche la base scientifica di una procedura universalmente conosciuta come "Il metodo del dott. Pierre Dukan", dal nome del medico nutrizionista di nazionalità francese (e fama mondiale) che lo ideò e attuò oltre 30 anni addietro (trattando direttamente, in questi decenni, decine di migliaia di soggetti obesi -molti con nomi altisonanti e di grido-, i quali arrivano a centinaia di migliaia, se si considerano quelli seguiti dai centri, sparsi in varie nazioni, che si ispirano alla sua metodica). Si tratta di un tipo di trattamento ormai testato da decenni, e che non risulta abbia mai provocato, nel corso di questo lunghissimo periodo, effetti collaterali di una qualche sostanza.

   - 16) Praticamente tutti i programmi (anche computerizzati) e le tabelle di uso corrente, alla base delle metodologie dietetiche di cura dell'obesità -quelle basate essenzialmente su intake alimentare ipocalorico, per intenderci-, indicano obiettivi di trattamento che tendono a raggiungere pesi "ideali" di fine cura assolutamente irrealistici, e quasi sempre irraggiungibili. In realtà si tratta di pesi ideali riferiti a soggetti normopeso che abbiano da poco completato l'accrescimento somatico e la strttura fisica da adulti (quelli propri di giovani adulti dell'età di 18-20 anni per le donne, 19-21 anni per gli uomini). Nella pratica, invece, va tenuto presente che è del tutto normale un aumento progressivo del "peso ideale" nel corso del tempo. Ogni 10 anni di età in più, rispetto al peso ideale a 20 anni, a questo andranno aggiunti 1.200-1.500 grammi nell'uomo, 800-1.000 grammi nelle donne (in queste, poi, andranno aggiunti ulteriori 2.000 grammi circa, per ogni gravidanza portata a termine). Così, per fare un esempio, una donna, la quale abbia avuto 2 gravidanze, e che, secondo le tabelle correnti, dovrebbe teoricamente pesare 52 Kg. (suo peso ideale a 20 anni di vita), a 50 anni dovrà tendere non già a quei (praticamente irraggiungibili) 52 chili, bensì ad un più realistico "peso ideale corretto" di 59 Kg. circa (52+3+4 Kg., con buona approssimazione). Questo peso "corretto" potrà essere di un po' abbassato in quei soggetti la cui obesità sia intervenuta tardivamente, non abbia raggiunto picchi di particolare gravità -al di qua del valore di 35-36 di BMI, per intenderci- e appartenenti a famiglie composte da familiari non in sovrappeso, ma dovrà essere invece tenuto più alto in tutti quei soggetti la cui obesità sia di data molto vecchia (magari iniziata in età prepuberale -i casi in assoluto più difficili-), i quali appartengano ad un nucleo familiare composto in prevalenza da altri obesi, e il cui grado di obesità abbia raggiunto punte più gravi -BMI ≥ 37-.

   - 17) Un'obesità iniziata in età infantile sarà più difficilmente trattabile, e darà comunque risultati finali più "instabili" di un'obesità di apparentemente analogo grado, ma insorta dopo il termine dell'accrescimento. Questo perché le cellule adipose si moltiplicano con molto maggiore difficoltà dopo la pubertà (in queste obesità il grasso si deposita prevalentemente in adipociti già infarciti, che così aumentano ulteriormente di volume), mentre, prima di tale epoca della vita, gli adipociti si duplicheranno in cellule figlie sotto la pressione "moltiplicatoria" di ulteriore grasso di deposito, ogni qual volta il Body Mass Index (BMI, valore che si ottiene dividendo il quadrato dell'altezza in metri per il peso in Kg.) abbia superato il valore limite di "29". Le cellule adipose, una volta che si siano moltiplicate, non possono più regredire al loro numero originario (ecco spiegata l'importanza enorme da dare alla prevenzione e al trattamento dell'obesità in età infantile).

   - 18) Sono all'incirca 40.000-50.000 (è una valutazione prudenziale) i decessi che, ogni anno in Italia, sono direttamente o indirettamente correlabili al sovrappeso e ai fenomeni che l'accompagnano o lo seguono. Eppure nessuno sembra accorgersi che oltre la metà dei messaggi pubblicitari, inframmezzati quotidianamente ai programmi televisivi di grande popolarità che usualmente seguiamo in TV, sono indirizzati verso la spinta pressante all'acquisto di prodotti alimentari (snacks, pasta, condimenti vari, dolci, gelati, contorni, bevande, yogurth: quasi tutti prodotti ricchi di grassi e zuccheri semplici, tutti regolarmente fortemente ipercalorici), o di articoli comunque correlati alla alimentazione (si pensi, in primis, alle enciclopedie in fascicoli di argomenti di cucina, le più gettonate in assoluto in edicola).

   - 19) Il tessuto adiposo lega a sè tanta acqua quanta è la sua massa. Accumulare 1 Kg. di sovrappeso (è come dire 1/2 chilo di grasso vero e proprio) equivale a dire di avere ingerito circa 4.500 calorie in eccesso (significa, in termini reali, Kg. 0,600 di olii o grassi, ovvero 1,200 Kg. di zucchero, ovvero 1,600 Kg. di proteine pure, le quali equivalgono a circa 3,200 Kg. di carne magra, o 3,600 Kg. di pesce bianco, seppia, polpo: ognuno tragga da questi dati le conclusioni che crede), rispetto ai propri fabbisogni e consumi. Su circa 2.400 calorie che idealmente un uomo adulto dovrebbe assumere quotidianamente (nella proporzione "ideale", si dice, di 5 parti di glucidi, 3 parti di lipidi, 2 parti di proteine), 300 occorrono per il funzionamento di organi ed apparati, 1.400 per il mantenimento della temperatura corporea a 37,5° C., 700 per la normale attività motoria e relazionale quotidiana media (quest'ultima rappresenta, pertanto, quasi l'unica quota parte sulla quale si possa in certa misura incidere volontariamente dall'esterno, insieme alla relativa esposizione del corpo a temperature più fredde rispetto a quelle a cui siamo abitualmente adusi). Camminare con passo spedito per 20' fa consumare circa 100 calorie (l'equivalente, più o meno, di un bicchiere di vino); tenere bassa la temperatura della doccia (25° C circa), SORSEGGIARE nel corso della giornata 2 litri di acqua molto fredda (possibilmente succhiando anche del ghiaccio da fare sciogliere in bocca), alleggerire i propri indumenti invernali e le coperte, mantenere a 18-19° C la temperatura interna di casa, sono attività che, nel loro complesso, possono far consumare circa 400 calorie in 24 ore (in inverno). "20-30' di camminata quotidiana" + "metodica associata del freddo" = circa 500 calorie perdute in 1 giorno (a parità di intake alimentare, naturalmente).

   - 20) Per le ragioni accennate prima, si scende di peso in misura più evidente in inverno (le temperature fredde favoriscono un maggior consumo di "carburante", atto a mantenere costante la temperatura corporea in ambiente sfavorevole; inoltre si hanno meno accumuli liquidi nelle parti declivi del corpo, per la minore vasodilatazione periferica), e, nelle donne, all'inizio del ciclo mestruale. Il decremento ponderale tende ad essere invece minimo nel periodo premestruale, in premenopausa e menopausa, durante i trattamenti ormonali estrogenici a titolo terapeutico, anticoncezionale, sostitutivo, durante la stagione calda.

   - 21) I sistemi dietologici "classici", basati sull'assunto dogmatico del dover assumere, quale unica o grandemente prevalente misura, "meno calorie", sono destinati, se lasciati da soli, al fallimento terapeutico nella stragrande maggioranza dei casi. In circa la metà dei casi non si arriva mai a raggiungere il peso prefissato come meta (neanche nei casi meglio seguiti); in circa il 95% (novantacinque%!!!) dei casi, poi, qualunque sia stato il risultato finale raggiunto, si riacquista in tempi più o meno brevi tutto quello che si era perduto, e anche di più. Ecco spiegata la necessità -per noi obbligata- di perdere più peso possibile, all'inizio, e nel più breve tempo possibile (prima che intervenga il meccanismo della stanchezza, e quando sono ancora forti le motivazioni iniziali), e di "aiutare" il regime di mantenimento a lungo termine, mediante l'adozione degli irrinunciabili mezzi della camminata quotidiana (minimo 20' -meglio 30'-, SEMPRE, TUTTI I GIORNI!!!), della rinuncia all'ascensore, del "freddo", del "mercoledÏ" delle proteine esclusive.

   - 22) Dopo i primissimi giorni di trattamento col sondino, l'ipotalamo "si mette in difesa" agendo, da una parte, mediante la vasocostrizione periferica (ciò permette di far scendere non di poco il metabolismo di base, dalle normali 1.400 calorie dianzi ricordate al punto "18"), dall'altra mettendo a riposo e "mangiando" parte della sua stessa muscolatura corporea. Questo secondo meccanismo ottiene due scopi negativi differenti, tra loro complementari e sinergici: induce ad una minore quantità di movimento attivo (il che fa ridurre i consumi energetici in via diretta e immediata), e riduce la massa muscolare medesima (il muscolo striato è di gran lunga il maggior protagonista dei consumi relativi al metabolismo basale -rappresenta, da solo, circa il 35-40% della massa corporea totale attesa per un soggetto-: minore massa muscolare residua significa, in via mediata, ancora minori consumi). "Costringersi" a camminare speditamente per 20-30' minuti OGNI GIORNO (vale a dire fare attività motoria attiva), in questo stesso periodo, fa ottenere tre differenti risultati: fa consumare direttamente 100-150 calorie; poi aiuta il trofismo muscolare a mantenersi effciente, opponendosi alla pura perdita di massa contrattile (il muscolo, costretto a muoversi attivamente, e in presenza di un minimo indispensabile apporto proteico alimentare, per così dire "si oppone" a che ne venga indotto lo smantellamento -vale a dire che si oppone attivamente alla cosiddetta "ipotrofia da non uso"-); in ultimo, per meccanismo riflesso diretto e per il calore prodotto dal movimento, induce una vasodilatazione periferica, il che fa disperdere nell'aria quantità di calore superiori a quelle normalmente verificantesi a riposo (l'uso "forzato" del peperoncino serve al medesimo scopo, con effetto di sommazione). Tutto concorre, così, a limitare ai minimi termini possibili la tendenza "spontanea" dell'organismo a ridurre l'entità della su citata diminuzione dei metabolismo basale. Bere circa 2 litri di acqua fredda al dì, mescolata ad abbondante ghiaccio (temperatura media di ciò che si beve: 0° circa) provoca un ulteriore consumo di "carburante" (il liquido deve essere necessariamente riportato a 37,5°, all'interno del corpo), per circa 100 calorie. L'associazione "camminata + acqua fredda da bere", dunque, fa consumare direttamente 200-250 calorie (con gli opportuni accorgimenti della stagione invernale si raddoppia tale risultato): significa, appena appena, neutralizzare in via diretta e immediata le scarsissime calorie assunte con le proteine delle bustine di AMIN 21-K (circa 250 -Kcal., in verità- "teoriche", 180 "reali"). Da questi dati discende una banale notazione: non saranno certo quelle 200-250 calorie che, in via diretta, faranno dimagrire il soggetto (si consideri che un'entità energetica paragonabile -anzi, superiore- è semplicemente quella del tasso "difensivo" di riduzione spontanea del metaboismo basale). Tuttavia, consigliamo comunque di mettere in atto le due cose, nella loro semplicità e apparente "scarsa" efficacia assoluta: perchè? Perchè entrambe le azioni, insieme e per vie diverse, congiurano a che l'ipotalamo, spontaneamente in difesa, non riesca ad andare fino in fondo nel suo tentativo di mettere a riposo, oltre un certo segno, il suo metabolismo basale: il quale, così, è costretto a continuare a "consumare", quasi come ai livelli "quo ante". E' questo che vogliamo ottenere, in via primaria, non tanto (o, meglio, non solo) consumare ulteriori 200 calorie al dì (non siamo certo passati, a piè pari, sulle posizioni tanto care ai cari cultori del calcolo delle -poche- calorie): cercare di "scardinare" le quotidiane battaglie di retroguardia dell'ipotalamo...

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        IL  "SONDINO"  NON  FA  MALE.  MA  PERCHE'  (E COME)  FUNZIONA?    

   - 23) ... Dalla comparazione dei dati enunciati sotto il punto "18" e di quelli ricordati sotto il punto "21", si potrà notare una "stranezza" apparentemente inspiegabile: nel corso dei primissimi giorni, quando ancora l'ipotalamo non si è ripreso dalla sorpresa del sondino, si perdono circa 800-900 grammi al dì (anche di più, in alcuni casi). Com'è possibile? Facciamo due conti. 1 Kg. di sovrappeso equivale a circa 4.500 calorie ingerite in eccesso (lasciamo perdere i calcoli fini, rimaniamo nell'ambito delle grandi direttrici), trasformate in grassi di deposito. Pure ammettendo che, ad intake complessivo pari a "0", il metabolismo "di base" (anche qui rimaniamo sulle grandi linee, tanto per capirci) di 2.400 calorie rimanga invariato, per consumare 4.500 calorie (1 chilo di "adipe + acqua legata") ci vorrebbero 2 giorni circa, non certo 1 solo, o poco più. E allora, cos'è che scende, in realtà? Nel corso della prima fase del ciclo, circa 200 grammi (500 calorie) di fibre striate muscolari, 200 grammi (1.500 calorie) di grasso vero e proprio, e, per le restanti calorie, il glicogeno di accumulo (ne possediamo circa 4 Kg., e ognuno di essi lega all'incirca 2,5 Kg. di acqua). Siamo a 500 grammi, più o meno: e il resto? Acqua, semplice acqua intimanente legata ai tessuti in dissolvimento (in maggior misura quella legata al glicogeno, nelle prime 24-48 ore di massima rapidità di discesa), e ora lasciata "in libera uscita" (e urinata in abbondanza). Nei giorni successivi i rapporti cominciano a variare: il glicogeno viene consumato in massima misura nei primi 3 giorni di trattamento, le fibre striate continuano ad essere distrutte, ma in misura che si fa progressivamente più bassa giorno dopo giorno -se ci muoviamo un po'!!-, e alle restanti calorie necessarie il corpo fa fronte smantellando progressivamente sempre maggiori quantità di grasso (circa 300 grammi/die -il che vuol dire circa 600 grammi, con l'acqua legata- nell'ultimo periodo). Acqua continua ad eliminarsene ancora in discrete quantità: non solo di quella "chimicamente" legata -glicogeno ormai ce n'è poco da tempo-, quanto di quella "libera" nell'interstizio cellulare dei tessuti (la prima è quella facilmente e rapidamente recuperabile, parallelamente al ripristino "post-dieta" dei costituenti organici a cui chimicamente si lega; la seconda, di semplice accumulo fisico, non ritorna se permangono rimosse le cause primigenie dell'accumulo stesso). E' osservazione comune che quasi tutti gli obesi manifestino gonfiore ed edema linfo-venoso declive alle gambe e intorno alle caviglie: si dice, al proposito, che presentano una generale "succulenza" dei tessuti, evidente, appunto, agli arti inferiori, e specie di sera. L'ipertrofia generalizzata (aumento di volume) del tessuto adiposo provoca una diffusa ritenzione linfatica, per intuibile ostacolo meccanico al deflusso di liquido dall'interstizio: a livello centrale, a valle, per sovraccarico ponderale sul circolo porto-cavale, a livello periferico, a monte, per ostacolo diretto sul microcircolo. La riduzione di volume degli adipociti permette un lento, ma progressivo, "svuotamento" dell'interstizio dal liquido linfatico in eccesso che vi stazionava, proprio per ragioni connesse con il diminuito "ingombro meccanico". Il sottocutaneo diventa giorno dopo giorno meno edematoso e turgido, e le gambe cominciano a mostrarsi meno gonfie (è la stessa ragione per la quale diventano meno evidenti, contestualmente alla prosecuzione del trattamento, gli effetti visibili della cellulite). E' liquido che, attraverso il circolo sanguigno, finisce ai reni, e da qui eliminato sotto forma di urina (il tutto ovviamente facilitato dal fatto evidente che, nello stesso periodo, non si assume il deleterio cloruro di sodio del sale da cucina, causa notoria di ipertensione arteriosa e ritenzione idrica): è ulteriore diminuzione di peso. Ecco la ragione per la quale vanno considerati obbligatori, per tutto il ciclo (e, per quanto riguarda il moto, anche nei periodi successivi), il camminare speditamente per 20-30' al dì (attività che fa consumare, a parità di tempo dedicatovi, più energia del tennis amatoriale!!!) e il bere acqua fredda e ghiaccio: si obbliga l'organismo, nella seconda parte del ciclo stesso, a "spendere di più" e spostare le sue "preferenze di spesa energetica" dal versante muscolare (massa magra) a quello adiposo (massa grassa). Ed è assolutamente indispensabile, nel mese successivo alla fine del ciclo (e per tutta la durata dei periodi intervallari, nel caso di più cicli ripetuti a distanza ravvicinata), seguire (in aggiunta alle attività di moto attivo) una dieta moderatamente ipocalorica, aiutata adeguatamente dalle -peraltro definitive- scelte del "mercoledì delle proteine" e dei "3 cucchiai al giorno di crusca d'avena". Se si seguiranno questi semplici consigli, il sondino continuerà a riverberare i suoi effetti, per qualche giorno ancora, nel "dopo": nonostante l'acquisito temporaneo adattamento metabolico alle scarse risorse energetiche disponibili, continuerà, per un po' di giorni (10-20) dopo il ritorno all'alimentazione "normale", a consumare grasso, dovendo privilegiare, nell'opera di "ricostruzione" di tessuti sconvolti da 10 giorni di semi-digiuno (e facendo affidamento su un intake alimentare sufficientemente basso -e per un po' di giorni ancora necessariamente spostato, nel suo complesso, in favore del versante proteico-), il glicogeno e il po' di massa muscolare perduti (l'organismo controlla attivamente "direzione e verso" dei suoi processi metabolici a seconda delle necessità che il momento gli indica e impone). Nonostante la relativa povertà di calorie alimentari, pertanto, le indicazioni della bilancia rimarranno sostanzialmente costanti (non si chiede, infatti, che scendano ulteriomente), ma con dell'altro grasso in parte lentamente rimpiazzato, a parità di peso, dal ritorno del glicogeno (con l'acqua che vi si lega) e delle fibre muscolari striate (controlli impedenzometrici immediatamente successivi al "fine sondino", e poi ripetuti dopo 3-4 settimane, dimostrano che, a parità di peso mantenuto, le percentuali relative di massa grassa e massa magra si spostano regolarmente a favore della seconda, a patto di tenere sufficientemente elevato l'intake alimentare proteico rispetto a quello di carboidrati -l'apporto alimentare "medio" di questi ultimi, stando alle nostre specifiche abitudini nutrizionali, è infatti da considerarsi comunque sempre eccessivo-). Se si riuscirà per qualche settimana a far rimanere ferma la bilancia, vorrà dire che in realtà si sarà continuato, nella sostanza dei fatti, a "dimagrire", seppure senza perdere apprezzabile peso "visibile". Seguire queste indicazioni diventa, allora, assolutamente obbligatorio e indispensabile: ove esse non venissero accuratamente rispettate, lo scotto da pagare sarebbe quello per il quale il sondino viene accusato dai tanti detrattori, ovvero dei fallimenti nel breve-medio periodo («Ma tanto si riprende tutto subito»). Una dieta immediatamente "normale" (nel senso di "tornata alle abitudini quo ante"), in un momento in cui l'ipotalamo (adattatosi alle "nulle calorie") porta ad assorbire avidamente ogni minuta briciola di quel che mangiamo, indurrebbe intuibilmente, insieme alla ricostituzione del glicogeno (immediatamente) e delle fibre muscolari (col tempo, e a condizione di utilizzare la muscolatura scheletrica), anche un parziale ritorno del tessuto adiposo: il ciclo successivo comincerebbe, allora non da dove si era concluso quello precedente, ma da 2-4 Kg. in più...

    ... E sarebbe la scoraggiante perdita di parte dei vantaggi acquisiti: è quello che proprio non vogliamo, e che siamo però in grado di evitare con i piccoli, temporanei, "sacrifici" a cui abbiamo più volte accennato (li ricordiamo brevemente in forma schematica: "dieta moderatamente ipocalorica" -precipuamente nel senso di relativamente povera di carboidrati- per tutta la durata degli eventuali periodi intervallari e, sempre, nel mese successivo alla fine del sondino + "mercoledì delle proteine" + "poco sale" + "3 cucchiai di crusca d'avena al giorno" + "ghiaccio da bere e peperoncino" + "camminata quotidiana").

    Ai punti da "1" a "11", nella prima parte di questa stessa pagina, sono stati indicati, infine, i consigli da seguire per il definitivo "dopo", per cercare di mantenere a lungo termine i risultati alla fine raggiunti.

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         I  FALSI  MITI

   Lasciate perdere alcune delle tante panzane che sovente vi sentite dire:

   - A) I dolcificanti acalorici (aspartame compreso) non provocano alcun danno, neanche a dosaggi di molto superiori a quelli normalmente utilizzati dall'"utente" comune (i dosaggi definiti cancerogeni, per l'aspartame, ne prevedono l'assunzione per dosi di centinaia di volte superiori a quelle utilizzate in un uso "normale").

   - B) Durante la giornata, concedersi un singolo, isolato, caffè dolcificato con fruttosio (più indicato del saccarosio, come abbiamo visto al precedente punto "12"), anzichè con un dolcificante acalorico, non compromette nessun tipo di trattamento dietetico del sovrappeso (a meno che un eventualmente concomitante diabete mellito non ne controindichi l'assunzione, naturalmente): come abbiamo visto, significa introdurre circa 15 Kilocalorie, quantitativo assolutamente trascurabile nel bilancio calorico giornaliero. Diverso è il caso, naturalmente, quando si abbia la (insalubre) abitudine di consumare 4-5 caffè durante la giornata (si trattarebbe di un eccesso, inutile e "gratuito", rispettivamente di 60-75 calorie), oppure quando si stia conducendo un ciclo di N.E.C. (in tal caso si interferirebbe con la chetogenesi metabolica vista in altre parti di queste pagine).

   - C) Inoltre, sappiate che, SE USATO A FREDDO E CRUDO, l'olio di paraffina (vaselina liquida) non è per nulla dannoso, neanche per utilizzi prolungati (in questi casi, al limite, se ne potranno neutralizzare gli ipotetici e già lievi effetti negativi assumendo durante la giornata, e lontana da esso, 1 compressa di "MULTICENTRUM"). Contribuisce, inoltre (insieme con le fibre dei cereali integrali, con la crusca d'avena, e con le abbondanti bevute d'acqua -eventualmente Uliveto-), a contrastare la stipsi, compagna molto frequente dei periodi di alimentazione iperproteica (ed "effetto collaterale" temporaneo quasi invariabile della dieta del sondino, durante la sua applicazione). Bisogna fare attenzione a non abusarne (andrebbe utilizzato con gli accorgimenti visti al precedente punto "7"), pena un fastidioso, quanto per la salute innocuo, "effetto indesiderato": tende a ungere e macchiare la biancheria intima, se assunto in qualità eccessive -non assorbito a livello intestinale, tenderà infatti ad essere in parte perduto, per gravità, durante la stazione delle feci nell'ampolla rettale-.

   - D) Il peperoncino piccante non è dannoso per la mucosa gastrica, nè per altri organi. La sua capsaicina provoca una fittizia (falsa, solo apparente) sensazione di calore diffuso, cosa che inganna l'organismo e induce i meccanismi vaso-regolatori del corpo a dilatare i vasi sanguigni periferici, per disperdere calore in eccesso (il quale, nella realtà, non esiste). Il calore, tuttavia, viene disperso realmente, all'esterno, ed è calore che in qualche modo deve essere recuperato per ragioni di termoregolazione generale. L'organismo sarà costretto a "bruciare" carburante in eccesso (esattamente quello che accade quando, dall'esterno, introduciamo liquidi freddi per via orale: in questo senso, il peperoncino avrà anche l'ulteriore effetto positivo di invogliare a bere ulteriore, salutare, acqua fredda, rispetto a quella di cui avvertiremmo naturale necessità).

   - E) Si paventa il fatto che le nostre usuali abitudini dietetiche siano eccessivamente squilibrate in favore delle proteine. In realtà, ciò può essere vero solo se facciamo riferimento alle prime fasi dell'età evolutiva. La realtà concreta dei fatti, invece, al di là de falsi miti, è che nella nostra specifica area territoriale (che, pure, si trova in posizione migliore rispetto ad altre viciniori) consumiamo enormi, indubitabilmente eccessive quantità di farinacei: questo provoca evidenti squilibri nell'increzione pancreatica di insulina. I picchi insulinici generati dagli zuccheri stimolano da una parte la sensazione di "fame", dall'altra la trasformazione dei carboidrati in eccesso in grasso di deposito. La "fame" di cui prima spinge a consumare altri carboidrati (con i relativi grassi di "accompagnamento", i quali ne migliorano la già buona palatabilità, e però contestualmente ne moltiplicano, pure, gli effetti dannosi), questi determinando ulteriore iper-increzione insulinica, e il circolo vizioso riparte. Maggiori quantità di proteine (non solo quelle proprie delle carni, ma anche -anzi, meglio- quelle del pesce, e, in parte, dei legumi, soia in testa) e verdure, rispetto a quelle che abitualmente consumiamo, concorrerebbero senz'altro a riequilibrare il nostro sistema alimentare. Ma pare che questo sia enunciato da non poter diffondere: e così continuiamo ad ingerire sempre più pasta, e pane, e biscotti, e pucce, taralli, frise, pizze, pizzette, paste alla crema, cornetti, rustici, merendine "ai cinque cereali" (chè uno o due non possono bastare!!), etc. etc. In questo senso, basta fermarsi un attimo ad osservare la generalizzata "scelta" alimentare degli "spuntini" di mezza giornata offerti dalla media dei locali frequentati da chi, nella pausa lavorativa del pranzo, non può permettersi di tornare a casa a consumare un pasto "normale". Fast-food tanto sempre più frequentati, quanto sempre meno salubri. Ma, sul banco degi imputati, sempre e solo le incolpevoli proteine. Si faccia mente locale ad un fatto: per i nostri ragazzi, abituali frequentatori di MacDonalds, si appunta regolarmente allarmata attenzione sulla qualità delle carni con le quale sono prodotti hamburger e affini. Patatine, salse varie, paninozzi, olii di frittura, Fanta e Coca Cola: tutti correi di attentato alla salute minorile, certamente. Al primo posto, però, svetta sempre solitaria, con sospetta regolarità, la qualità dell'hamburger, con la carne scura di dubbia provenienza con cui è prodotto...

   - F) Al contrario dei nostri convincimenti e di quanto spesso ci viene detto, mangiamo troppa frutta, non troppo poca (e, si badi, lo dice uno che ne mangerebbe senza misura, se solo potesse). In realtà, la massima parte del potassio di cui abbiamo bisogno dovrebbe provenire da verdure e ortaggi, non da frutta. Nelle quantità in cui la conosciamo oggi, la frutta è una "invenzione" dei tempi moderni. Alle latitudini dei paesi temperati e freddi, i nostri antenati cacciatori-raccoglitori consumavano la poca frutta selvatica che riuscivano a trovare nel loro girovagare, ed era, in generale, frutta piuttosto aspra, certamente meno zuccherata e succosa di quella a cui noi moderni siamo abituati. La vitamina C (acido ascorbico) di cui necessitiamo (l'unico nutriente per il quale la frutta è oggi quasi insostituibile) si trova, in realtà, anche in tutti i vegetali verdi, e accumulata nel fegato degli animali erbivori di cui ci nutriamo abitualmente: solo che, con la cottura, ne distruggiamo la gran parte. Beta-carotene e tocoferolo (vitamine A ed E) sono nella maggior parte dei grassi vegetali (e dei semi da cui si ricavano), nelle carote, nei pomodori. La gran parte delle vitamine del gruppo B provengono dalle carni e dalle uova, la cianocobalamina (vitamina B12) dalle carni in iniziale decomposizione e dai batteri intestinali (in realtà, si tratta di prodotti di scarto del metabolismo di molti batteri), il colecalciferolo (vitamina D) dalla cute irraggiata dai raggi ultravioletti del sole. Ora, a parte la vitamina B12, non possediamo scorte di deposito di altre vitamine del cosiddetto gruppo B, ragione per la quale siamo obbligati a consumare in quantità costanti alimenti che ne contengano (il consumo regolare di carni, pesce, uova, latte e derivati è legato proprio alla necessità di introdurre tali nutrienti, oltre che, naturalmente, le preziose proteine che essi alimenti contengono): piccole quantità se ne rinvengono anche nella cuticola (la "scorza") di molti semi, ma noi la eliminiamo quando li raffiniamo per le necessità legate alla nostra delicata alimentazione all'"occidentale". Possediamo discreti accumuli tissutali di vitamine liposolubili in genere (A, D, E), e buoni depositi epatici di vitamina C, bastevoli per alcuni mesi di mancata introduzione. Non tutti sanno, evidentemente, che vitamina C in eccesso viene eliminata con le urine, e quindi ingerire caterve di frutta per ricavarne salutare vitamina C è del tutto inutile (più utile, al limite, consumarne di molto scura -e molto fresca- per il resveratrolo e altri anti-ossidanti che può contenere). Tra l'altro, le frutte maggiormente ricche di acido ascorbico sono le fragole (asprigne), i kiwi non giunti a completa maturazione (ancora più aspri), i peperoni e i pomodori (i quali, a rigor di termini, non sono "frutta"). Agrumi e mele vengono molto dopo. Ma noi "moderni" che facciamo? "Addolciamo" con deleterio zucchero da cucina la frutta veramente salutare (che, come visto, è invariabilmente e naturalmente aspra), selezioniamo varietà di agrumi e mele (e pere, ciliegie, pesche, etc., frutte che per altro, in quanto ad apporti di vitamina C, si trovano sulla parte più bassa della scala) sempre più dolci, e poi le trasformiamo pure in ben poco salutari succhi di frutta (e magari, non contenti, li addolciamo pure con dell'altro zucchero). E, con tutto ciò, continuiamo a spingere per un consumo sempre più abbondante di frutta e loro succhi, invariabilmente definiti, e comunemente ritenuti, "salutari" (banane -che di vitamina C non ne contengono proprio, ma zuccheri tanti- comprese?). I marinai di mercantili e baleniere dei secoli passati (ricordate il Capitano Achab della celeberrima Balena Bianca Moby Dick di Melville?) trascorrevano mesi per gli oceani del mondo, mangiando il fegato semicrudo dei cetacei che arpionavano (oltre che -per le proteine!!- le carni delle grosse tartarughe tropicali che si portavano dietro durante i lunghissimi viaggi per i mari del mondo -vive e adagiate capovolte sul loro stesso carapace-) e aiutandosi con scorte di limoni accumulati nelle stive delle navi: solo aspri limoni, senza zucchero. Quanti dei nostri contemporanei sarebbero disposti a bere un po' di succo di limone non zuccherato e mangiare fette di fegato poco cotto, per ricavarne vitamina C? Non molti, credo. Ma i succhi di pesca zuccherati (il cui contenuto in vitamina C è praticamente solo l'acido ascorbico aggiunto "ab externo" dalle industrie conserviere), quelli sì che sono giudicati "salutari", oltre che essere, naturalmente (ma questo è solo incidentale), molto buoni...

   - G) Si sente sovente dire, a causa di una cattiva interpretazione dei testi di chimica biologica, che ingrassare di 1 chilo equivalga ad ingerire calorie in eccesso in numero di circa 9.000. Niente di più falso, purtroppo per noi. Ogni grammo di grasso corporeo lega a sè approssimativamente un altro grammo di acqua. 1.000 grammi di grasso vero e proprio (le 9.000 kilocalorie di poc'anzi) corrispondono, quindi, ad un peso effettivo di 2 Kg. Il che vuol dire che, per acquistare 1 Kg. di peso, "basterà" accumulare 500 grammi di grasso, oguno dei quali porterà con sè un altro grammo di acqua. Il tutto, alla fine, fa appunto 1 Kg. di peso: che vuol dire "solo" 4.500 kilocalorie in eccesso, rispetto al proprio fabbisogno quotidiano. Dove voglio arrivare? Semplicemente a dire che, ahinoi, bastano solamente 4.500 calorie in più, rispetto al dovuto, per ingrassare di 1 chilo. "Terra terra", significa che ognuno di noi è in grado di aumentare stabilmente di 1 chilo di peso con solo un pranzo matrimoniale: 5-6 ore seduti a tavola (magari trasferiti da una sala all'altra), cocktail di benvenuto, antipasti a gogò, 3 portate di primi, 2 di secondi, contorni vari, vini, caffè, sorbetti, torta nuziale, dolci alla carta, spumante d'auguri finale, confetti. Triplicare il proprio fabbisogno gornaliero in una volta sola è cosa, come si vede, estremanente facile. E il peso che si acquista così, in una volta sola, è peso stabile, non effimero riempimento gastrico che si autocorreggerà nel volgere di 2-3 giorni. E' esattamente la stessa ragione per la quale, dopo 2 settimane di "impegnative" -per le necessità connesse alla tavola- festività natalizie possiamo trovarci stabilmente ingrassati di 2-5 chili. E' la stessa ragione per la quale consiglio sempre a tutti, quando si va al ristorante, di porre se stessi a strenua difesa dalla deleteria abitudine, assunta ormai, purtroppo, da tutti i nostri baldi ristoratori, di riempirci la tavola di gustosi (per noi: il grande Indro Montanelli soleva dire, caustico, che «fritta l'é bona pure una ciabatta!!»), economici (per loro, i ristoratori), enormemente ipercalorici (per tutti) e volutamente ipersalati (servono apposta per farci ordinare più bevande, atte a spegnere la sete da sale) antipastini vari (frittini, grigliate, carpacci, alicette, puccette, "pittule", ascolane, polpette, mozzarelline, cozze gratinate, crocchette, etc. etc.), prima delle portate normali: basterebbero e avanzerebbero per un pasto intero, e, infatti, terminato di mangiarne, dovremmo mostrarci abbastanza intelligenti da pagare e alzarci da tavola. E invece no: pur già abbondantemente sazi -ma non ancora "appagati", evidentemente-, rimaniamo seduti, iniziamo colpevolmente un secondo pasto, e, alla fine, ne paghiamo -salati, in tutti i sensi- due, in termini sia economici (piangono tasche e portafogli) che dietetici (fegato, "pancia" e fianchi non ci ringrazieranno di certo). In questo, forse, si appalesavano come in fondo più furbi di noi, gli appartenenti all'antica, ricca nobiltà della Roma Imperiale: per il piacere che il festoso "convivium" (universalmente celebre quello di Trimalcione, l'"oziare piacevolmente a tavola, a lungo e in bella compagnia", in parole povere) porta naturalmente, da sempre, con sè, usavano riempire a sproposito lo stomaco di leccornie varie e vini pesanti, per poi ciclicamente assentarsi qualche minuto dalla sala da pranzo -il "triclinium"-, vomitare il tutto, e poi ricominciare da capo. Il mangiare solo per il mangiare, vale a dire il piacere per il piacere (gotta, diabete e obesità erano flagelli sanitari comuni nella Roma nobiliare di 2.000 anni fa, esattamente com'è oggi, epoca di diffuso benessere, per le popolazioni contemporanee medie del mondo sviluppato). Buona norma e salutare sarebbe, quindi, quella di rifiutare al cameriere il permesso di adagiare sulla tavola portate non richieste, e, ove questo non potesse ottenersi per ragioni oggettive, evitare assolutamente anche solo di cominciare ad assaggiarne: iniziato, poi è sostanzialmente impossibile smettere a metà del guado. Ritrovarsi al ristorante in compagnia è cosa possibile e tranquillamente permessa, ma per mangiare piacevolmente insieme, non certo per ingozzarsi di schifezze prima ancora di cominciare a pranzare o cenare.

   - H) Infine l'acqua: se ne può (anzi, se ne DEVE) bere a volontà, di più in occasione dei pasti (aiuta il senso di sazietà), e possibilmente MOLTO FREDDA, meglio con del ghiaccio da far scioglere in bocca (basta imparare a sorseggiarla e farla scaldare discretamente in bocca, prima di mandarla giù: se viene presa questa precauzione, è piacevole da assumere e salutare per chi voglia perdere peso, come prima si è visto), anche gasata (non genera effetti negativi di alcun tipo, a parte un aumento momentaneo della quantità di gas contenuto nello stomaco, che si autocorreggerà in pochi minuti con intuibile meccanismo).

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        BREVI  CONSIDERAZIONI  CONCLUSIVE

    I dati scientifici desumibili da queste pagine sono tanto inimmaginabilmente, quanto volutamente, incompleti. Il nostro scopo non era certo quello di stendere un piccolo trattato di biochimica o di scienza dell'alimentazione. Tutto quel che avremmo voluto o potuto dire di più approfondito, in merito ad un argomento sul quale si è già scritto di tutto e di più (dalle -immancabili- fesserie, alle -tante- banalità, alle -poche- cose serie), viene rimandato ad una sede più donea di un sito web, il quale deve necessariamente rimanere limitato nella sua ampiezza, nei contenuti tecnici, e nel linguaggio che vi viene utilizzato, pena il rischio concreto di farsi dispersivo, e, quindi, di difficile fruizione da parte del lettore (in special modo quando il lettore tipo, appunto, debba -per esplicita scelta primigenia dell'autore- rimanere il "profano della materia"). Più semplicemente, qui ci premeva di far comprendere al profano quali siano il significato e il senso dei nostri trattamenti, e di trasmettergli il minimo di informazioni necessarie e sufficienti per farsi una propria idea, autonoma e non condizionata da fattori esterni, della relativa "novità" del metodo, dei suoi corollari che stiamo mettendo a punto, del suo funzionamento, dell'efficacia, delle controindicazioni, e anche -perchè no: a tutti il sacrosanto diritto di parola- delle tesi dei detrattori. Siccome il nostro scopo finale non era e non è, però, quello di "mettere il sondino" ad un paziente poi destinato ad essere dimenticato, ma di condurlo, piuttosto, per mano, e fornirgli indicazioni concrete per cercare di non farlo tornare ad essere di nuovo, dopo breve termine temporale, quello che era prima, abbiamo ritenuto di dover approfondire, in maniera pragmatica e chiara, quegli aspetti operativi che ci sembravano utili a perseguire lo scopo. Abbiamo cercato di evitare, nelle nostre esposizioni, errori pacchiani ed inesattezze grossolane (ci correggeremo prontamente e volentieri, se qualcuno vorrà perdere un minuto del suo tempo per segnalarcene di evidenti): abbiamo però ritenuto non inopportuno utilizzare imprecisioni più veniali e, talora, volute generalizzazioni, allo scopo di rendere i concetti meno pesanti da leggere, e più facili da comprendere, ai non addetti. Il lettore che ritenevamo utile raggiungere come nostro target tipo non voleva nè poteva essere, infatti, il professionista del settore (medico dello sport, nutrizionista, endocrinologo), alle cui competenze specifiche abbiamo, anzi, il dovere di inchinarci, e al quale ben poco avremmo avuto da poter insegnare (se non, qualche volta, la fresca apertura mentale propria del "dilettante allo sbaraglio"). Ove, però, quel tal professionista dovesse trovarsi a leggere queste povere righe, vorremmo semplicemente che, sotto gli iniziali risolini di ironica commiserazione che già gli leggiamo disegnati, chiari, in volto, riflettesse comunque, per un attimo, su una domanda: è cosa più importante la Teoria -cristallizzata nel museo delle cere delle "poche calorie", e più propria, per questo, di Madame Tussauds che dell'arte medica-, Teoria a cui tentare presuntuosamente di far adeguare la realtà fattuale, oppure, invece, il paziente concreto e reale, al cui cospetto Teoria e Dottrina dovrebbero fare utile esercizio di doverosa umiltà, nel prostrarsi? Per parte nostra, ci sembra di avere dato, fin qui, ampia risposta al pleonasmo appena enunciato.

    Il tono scanzonato, sovente accorato, talora acceso, di alcuni passi dei nostri scritti è legato a doppio filo con la necessità, che abbiamo ritenuto doveroso sottolineare, di rispondere nel merito al ridicolo sciocchezzaio che sentiamo spargere ai nostri danni, quotidianamente e a piene mani, da un presunto RE che -malgrado ogni tentativo in senso contrario opposto dal conformismo dell'ortodossia- ha tutta l'aria di essere rimasto NUDO, ovvero uno sciocchezzaio proposto da due distinte categorie di detrattori: chi non sa, e parla lo stesso da ignorante della materia, e chi invece, pur sapendo, ha deciso imperterrito -e rifiutando di porsi qualsivoglia salutare domanda- di perseguire ugualmente le sue posizioni precostituite, in difesa del vecchiume rappresentato da indifendibili rendite di posizione. Il primo tipo dovrebbe proprio evitare di cianciare di risibili fesserie, con l'atteggiarsi a quel competente che non è; il secondo farebbe bene a fare un bel bagno in una pozza sempre troppo angusta, e forse per ciò da sempre troppo poco frequentata: quella dell'umile onestà, intellettuale e scientifica. E, invece... parlano, parlano, e, anzi, sparlano senza quartiere. Dei due, chi è il peggiore? E a chi la peggior figura? Libera risposta a libero lettore.

    P.S.
    Per dare l'idea di che cosa giri per il web, dove si può rinvenire di tutto e di più, cito solo una faccenda, che, ai più, potrà apparire magari difficile da credere come vera (in questo non c'entrano nulla, come si vedrà, le teorie nutrizionistiche mediche "serie"): la riferisco, invece, esattamente così come mi è capitata. Chi scrive queste misere righe è un piccolo medico di periferia, il quale, già obeso, non ha inteso spacciarsi nè per dietologo, nè per nutrizionista, nè per esperto tout court di Scienza dell'Alimentazione. Semplicemente, dopo vecchi interessi complementari maturati ai tempi dell'Università (Scienza e Fisiologia della Nutrizione), e poi sostanzialmente smarriti per strada, di alimentazione umana si era in passato occupato solo per le necessità contingenti inerenti le patologie da cui erano affetti i soggetti allettati in corsia, ai tempi della Specialità e del lavoro in ospedale. Lo stesso scrivente, poi, obeso "scoraggiato" di suo, si è imbattuto in "quest'altra cosa", che ha sperimentato personalmente, e che lo ha obbligato a rispolverare tante "vecchie" cose, a metterle a raffronto con acquisizioni "nuove", e ad incasellare criticamente il tutto in una struttura concettuale organica. Ebbene, non essendomi mai, in realtà, occupato di "diete dimagranti" (ragione per la quale, del resto, continuo a rimanere -sempre più convinto, per il vero- fortemente diffidente nei confronti dei programmi computerizzati per il controllo del peso), di tanti e diversificati "metodi" dimagranti legati alle "diete" più inusuali non ero affatto al corrente. Nel corso di una prima stesura di queste pagine (il cui nucelo iniziale ha visto la luce nel giro di una sola notte, nel corso del passato mese di aprile 2011 -oggi siamo in ottobre-), accanto ad alcuni procedimenti "comuni" e universalmente noti (Scarsdale, Zona, Dukan, Mech, etc.), me ne ero inventati altri, dai nomi scelti estemporaneamente di fantasia, buttati lì, sovrappensiero, intorno alle 3:00 del mattino (qualcuno lo troverete ai primi posti tra gli esempi di "diete", nella pagina "2" dedicata alle "Brevi Note sul Sovrappeso"). Nello stendere poi con maggiore accuratezza i concetti definitivi che leggete in questo sito, e nel ricercare i "links" a cui rimandare per le necessità legate agli eventuali maggiori approfondimenti di quei concetti, mi sono con grande sorpresa avveduto di una cosa del tutto inaspettata: molti di quei nomi che ritenevo "di fantasia" esistevano, invece, davvero, ben prima che io li "immaginassi", e risultavano già da tampo legati a metodi di trattamento dietologico codificati e correntemente rinvenibili sul web. Incredibile, ma vero: siamo nella situazione per la quale possiamo tranquillamente inventarci, secondo i nostri gusti -è il caso di dire- personali, i contenuti di una "dieta" e il nome che li richiami, e poi trovare sia i primi, che il secondo, già codificati dal web. E' esattamente quanto dicevo in altra parte di queste pagine: sull'argomento è già stato detto e scritto di tutto e di più, segno chiaro che, evidentemente, non c'è assolutamente niente di niente che davvero funzioni e duri nel tempo -a cominciare, perciò, dalle "poche calorie", sennò, buone queste, tutto il restante "armamentario" ne sarebbe stato già spazzato via-, ragione per cui in tanti si sentono autorizzati ad inventarsi "cose nuove", e poi a spararle in giro (tanto, qualche lettore lo si trova sempre). Realtà vera, e verificabile perchè sotto gli occhi di tutti: sconsolante, se vogliamo. Ma pur sempre realtà.

     In ultimo, una considerazione conclusiva in merito alla proprietà intellettuale del marchio N.E.C., che il collega di Campi, dott. Gabriele Greco, legittimamente e formalmente rivendica in esclusiva, sul territorio leccese, al Centro Campi della Salute, di cui è titolare -per sua stessa ammissione- per contratto in esclusiva siglato con Nutrimed 2000 s.r.l. Noi di N.E.LT. non abbiamo nessuna difficoltà ad esplicitare, con ancora maggiore chiarezza di quanto già non avessimo fatto nelle precdenti stesure del sito, che nullo legame formale ha il nostro servizio con la rete "N.E.C.", facente capo -comè noto- ad altri soggetti; al prof. Gianfranco Cappello, per altro, non abbiamo bisogno di rinnovare i sensi di disinteressata e sincera ammirazione per l'intuizione che sta alla base della sua idea di trattamento dell'obesità. Quello che il sito "LecceNec" (e il nome in sè non ha di certo intenti di ingenerare equivoci circa presunte "coperture aziendali" -in esclusiva o no- sul territorio, ma è semplicemente il titolo -da nessuno ad alcun titolo all'epoca occupato, e a nessuno usurpato- che al sito andava liberamente dato al momento della registrazione web) "pubblicizza" un servizio assolutamente autonomo e indipendente -N.E.LT.-, che a ciò che ha fatto e fa il prof. Cappello in tutta semplicità liberamente si ispira. Null'altro. Cerchiamo (cerco) soltanto, in piccolo, di sfruttare qualche residuo, esiguo pertugio di libertà di cura per fare, in totale autonomia, qualcosa che riteniamo (ritengo) utile e potenzialmente efficace per chi sia affetto dalla patologia principe del nostro tempo (oggi un po' meno di prima) opulento. Sono un pediatra di periferia e, da non dietologo, tento, con totale umiltà, di provare a porre rimedio per quanto posso a quello che l'educazione alimentare non ha potuto evitare agli ex bambini obesi di un tempo (e, purtroppo, di oggi).

                                                                                              Vittorio Terzi

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    Che, tra tanti soloni, il buon saggio, il generoso, il salace don Gino Bartali, facile profeta, avesse proprio lui ragione prima del tempo?

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    I singoli cicli della nostra N.E.LT. hanno sempre la durata di 10 giorni. Se il sondino viene applicato al mattino (vale a dire prima dell'ora di pranzo), il giorno di applicazione sarà conteggiato come primo giorno del ciclo; se il sondino viene applicato nel pomeriggio, il primo giorno del ciclo sarà considerato quello successivo.

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