Su cosa si basa la N.E.C. del prof. Cappello?

    L'acronimo "N.E.C." (qualcuno preferisce denominarla "N.E.P." -ovvero Nutrizione Enterale Proteica-, ma la sostanza rimane, alla fine, assolutamente la stessa, ovvero una chetogenesi metabolica indotta da dieta proteica ipocalorica) indica la procedura di "Nutrizione Enterale Chetogena" (o chetogenica, o proteica, o... etc. etc.) del prof. Cappello, alla quale la nostra N.E.LT. liberamente si ispira. E' un metodo di apporto calorico ridotto forzato, ma limitato nel tempo, di tenore relativamente iperproteico. Concettualmente parte dalla sintesi di quattro osservazioni:

   - 1) L'organismo degli animali superiori (in primisi dei mammiferi, e l'uomo tra questi) ha la capacità del tutto fisiologica di accumulare riserve di grasso nei periodi "ricchi", per utilizzarli, come materiale energetico di basso costo, in quelli "poveri" da un punto di vista alimentare.

   - 2) Per ragioni metaboliche precise e conosciute (da chi vuol conoscerle, per il vero), i costituenti alimentari dai quali l'organismo ha maggiori difficoltà ad "estrarre energia" (se per trasformarla in semplice "carburante" di utilizzo immediato, ovvero in grasso di riserva, poco importa) sono proprio le proteine.

   - 3) Le proteine costituiscono l'UNICO componente alimentare del quale l'organismo umano non può privarsi a lungo, dal punto di vista alimentare (comincia a nutrirsi delle sue stesse proteine appena 8 ore dopo la fine dell'intake alimentare di protidi), insieme con alcuni oligoelementi di tipo minerale. Possiamo fare a meno per dei mesi di zuccheri e/o di grassi, ma NON DI PROTEINE (è un fatto che, credo, non potrà negare -mentirebbe sapendo di mentire- neanche il più acceso supposto competente, il quale si diletti di fare l'ostracista senz'appello del metodo). Sui dati statistici si potrà discutere a piacere, reinterpretandoli come si vuole, quelli biochimici costituiscono, invece, "fatti" sui quali non si discute: quelli proteici (di origine animale, ma anche vegetale, come è per la soia) sono gli unici costituenti alimentari insostituibili nel breve-medio periodo. Per semplificare all'estremo -a costo di apparire poco "scientifici"-, alcuni aminoacidi (alanina, acido aspartico, cistina, acido glutammico, glicina, prolina, serina, tiroxina, cisteina, arginina, istidina) sono biochimicamente ricavabili, dal nostro metabolismo, a partire da componenti differenti, di derivazione anche non strettamente o direttamente proteica (la stretta minoranza, perchè, in genere, la fonte sono altri aminoacidi: un cane che si morde la coda), ma un certo numero di essi -gli aminoacidi conosciuti come "essenziali" (leucina, isoleucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina, triptofano, valina)- sono di derivazione alimentare proteica diretta obbligata: mangio proteine, letteralmente, per "smontarle", con meccanismo digestivo ed enzimatico, nei loro mattoncini costitutivi, e per  avere poi la possibilità di utilizzare questi ultimi al fine -innanzi tutto- di produrre proteine "altre", diverse, indispensabili ai processi vitali caratteristici della mia specie di appartenenza. Nutrirsi a lungo di sola frutta, tanto reclamizzata come salutare e invece sovente troppo ricca di zuccheri -e sempre priva di nutrienti indispensabili "altri"- (era abitudine molto di moda, un tempo, tra i divi di Hollywood; oggi ancora molto in voga sulle riviste nazional-popolari, nella stagione prebalneare), provoca un progressivo "avvizzimento" cutaneo, per impoverimento del costituente elastico -proteico, appunto- del collagene, con conseguente, caratteristico, aspetto "vecchieggiante" del sembiante (e precoce invecchiamento organico tout court). Le proteine non hanno mai fatto "invecchiare" nessuno, e possiedono "indice glicemico" (e conseguente carico glicemico) intrinsecamente molto basso. Da notare, infine, che il progressivo allungamento degli arti e della statura adulta definitiva -in aggiunta alla migliorata morfologia della struttura corporea complessiva- che si è manifestato, nelle popolazioni occidentali, nel corso degli ultimi 150 anni, è legato totalmente al migliorato e più abbondante intake proteico, non certo ad un ulteriore aumento del consumo di carboidrati alimentari (dal momento che proprio questi ultimi, oggi tanto sopravvalutati, hanno costituito nei secoli passati la base nutrizionale più abbondante, o, comunque, la meno scarseggiante, sulle tavole dei nostri avi -polenta e pane, con patate e farinacei vari, hanno rappresentato la base alimentare irrinunciabile di secoli e secoli delle nostre popolazioni, con l'aggiunta di un po' di legumi, verdure, frutta, e, rarissimamente, di uova, carne e pesce: pasti in genere riservati, questi ultimi, ai più ricchi-). Mangiare carne (e pesce, naturalmente: quando parliamo di "carne" siamo animati da unico interesse per la "semplificazione semantica", se così ci è consentito di dire) è economicamente costoso, ma, checchè ne dicano tanti bravi esperti alla moda, fa crescere bene e belli i nostri sempre più sani bambini, e fa diventare forti e competitivi i nostri atleti (a voler prescindere, naturalmente, da "aiutini" chimici vari). Quello che è "dannoso", semmai, è il mangiarla male, in quantità eccessive per periodi di tempo troppo prolungati, e con lauto accompagnamento di grassi di varia provenienza ed estrazione, prepararla e cuocerla in modo sbagliato, ricavandola da animali pessimamente curati e peggio nutriti e allevati: ma è discorso troppo lungo, le cui finalità esulano dalle necessità di trattazione che ci interessano in questa sede.

   - 4) Il nostro metabolismo organico, infine, è chimicamente incapace di convertire i grassi (alimentari o di deposito) in zuccheri semplici (glucosio), la cui presenza è nota come indispensabile per il funzionamento di alcuni distretti organici. Per ottenere glucosio circolante possiamo solo sfruttare i comuni zuccheri alimentari (farinacei da cereali e legumi -in genere-, fruttosio dalla frutta -e non solo-, saccarosio da canna e barbabietola -e non solo-, lattosio da latte e molti suoi derivati -in particolare i formaggi freschi e non fermentati-), lo "zucchero endogeno" (il glicogeno, particolarmente rappresentato nel fegato, e, in minor misura, negli stessi muscoli striati, ma che va praticamente esaurendosi dopo soli 1-3 giorni di digiuno, essendo semplicemente un materiale energetico di mediamente pronta disponibilità), ovvero gli aminoacidi delle proteine, sia alimentari (è quello che avviene sempre negli animali carnivori obbligati, come i felini e gli uccelli rapaci), che endogene (e, per gli animali superiori, il più abbondante deposito disponibile di proteine "interne", da poter saccheggiare all'occorrenza, sono proprio i nostri muscoli, i costituenti, nella sua massima parte, della cosiddetta "massa magra").

    Durante il "generico" digiuno prolungato accade -viene regolarmente rimarcato- che il forzato dimagrimento si accompagna ad un fatto sfavorevole suo compagno obbligato, noto a tutti coloro i quali abbiano condotto diete alimentari di tipo drastico, seguite senza consiglio del medico preparato alla bisogna: esso consiste nella perdita massiva di massa muscolare magra contestualmente a quella adiposa grassa, e deriva dal fatto che alcuni organi del corpo (cervello e occhi, in primo luogo, ma anche -e non solo- il fegato) hanno assoluto bisogno, per vivere, di una certa quantità di zuccheri "semplici" (glucosio, per l'esattezza), i quali, se non presenti nella dieta sotto forma di carboidrati o -appunto- protidi, vengono ricavati dalla degradazione metabolica delle proteine del corpo stesso, in particolare quelle appartenenti ai muscoli scheletrici (il nostro metabolismo non è in grado, come già detto, di convertire grassi in zuccheri, cosa che, però, è invece in grado di ottenere partendo dagli aminoacidi di origine proteica). L'organismo, allo scopo di permettere ad alcuni suoi organi di sopravvivere, letteralmente "mangia se stesso", nel senso che smantella i suoi stessi muscoli. Accade quel fenomeno che comunemente è noto come "perdita di massa magra" (vale a dire, in senso lato, "non grassa": proteine corporee, insieme con glicogeno e acqua), molto più facile, e rapida ad aversi, rispetto alla "perdita di massa grassa". E' parte di quella rapida perdita di peso iniziale, la quale concorre a provocare astenia, debolezza muscolare, facile affaticabilità, fenomeni ben noti a chiunque abbia condotto diete "spinte". Ed è una perdita di peso in massima parte solo apparente, in quanto rapidamente recuperata nel giro di pochi giorni o settimane.

    Le diete alimentari a base di "normali" cibi proteici (si veda, in primis, il -per altro formidabile- metodo del dott. Pierre Dukan, in Francia, l'unico sistema nutrizionale che si sia dimostrato concretamente capace, sino ad ora, di offrire tecniche di mantenimento del peso raggiunto efficaci in un numero apprezzabilmente elevato di soggetti) aiutano anch'esse, in parte, a superare il fenomeno della perdita di massa magra (i principi teorici che ne stanno alla base sono, alla fine, fondamentalmente i medesimi che propugna il prof. Cappello), ma possono essere condotte per poco tempo, sono di più lenta efficacia ed hanno bisogno di più grosso impegno; e, comunque, comportano fatalmente l'impossibilità intrinseca di evitare di introdurre, insieme con le proteine, anche discrete quantità di grassi saturi e colesterolo (a meno di non nutrirsi in via esclusiva di albume d'uovo, polpo, seppia, o pesce bianco pescato -quello proveniente da allevamento ha inconvenienti paragonabili a quelli propri delle carni; il pesce azzurro sarebbe teoricamente l'optimum, ma le non indifferenti percentuali di grassi che contiene, pur salutari, rallenterebbero di molto l'efficacia richiesta dalla dieta, la cui rapidità d'azione, la massima possibile, è da considerarsi invece indispensabile, nel breve periodo, nei confronti della perdita ponderale-); grassi e colesterolo che sono assenti, per la verità, nella soia, la quale, tuttavia, contiene al suo interno quantità di zuccheri (e di altre sostanze, per il vero, dagli effetti non propriamente sempre positivi) tali da rendere questo alimento non del tutto compatibile con una temporanea "dieta di sole proteine" (anche per un contenuto in aminoacidi non proprio sovrapponibile a quello ideale rinvenibile nelle proteine di origine animale, quelle a più alto indice biologico).

    La "dieta del sondino", in realtà, non è una dieta, nel senso che non è, non può, e non vuole essere, un metodo di controllo del peso, per ottenere il quale è indispensabile, innanzi tutto, acquisire una corretta "educazione alimentare" (la quale, ad onta di quello che affermano tanti dilettanti "guardiani dell'ortodossia", non consiste, non può consistere, semplicemente in un generico -per quanto apparentemente specificato nei dettagli, punto dopo punto- "fare moto" e "assumere meno calorie": significherebbe condannarsi -e sarebbe poco il male-, e condannare i propri pazienti -il che sarebbe, e anzi quasi regolarmente è, di gran lunga peggio-, al fallimento sostanzialmente sicuro nel medio-lungo termine, come potrà desumersi dalla lettura dei dati riportati in altre pagine di questo stesso sito). E' però un metodo medicalmente assistito per ottenere un rapido calo ponderale (il più rapido in assoluto, se si escludono gli impegnativi interventi chirurgici di bendaggio gastrico -dagli effetti, per altro, anch'essi sovente temporanei-, o, peggio, di diversione ileo-digiunale -metodica irreversibile e ormai divenuta desueta, per fortuna, proprio per essere gravata da frequenti effetti collaterali permanenti spesso gravi, legati prevalentemente ai malassorbimenti che comportano-), tale da poter raggiungere in maniera sostanzialmente veloce, facile, indolore, relativamente poco costosa, e con le minori perdite possibili di "materia muscolare nobile", un nuovo "punto di partenza" dal quale potersi approcciare, con appropriato metodo dietetico, ad un programma alimentare ben condotto a lungo termine. Se correttamente condotto, è un metodo che massimizza le perdite grasse e minimizza quelle magre (limitate a un 5%, massimo 10% delle perdite totali). L'organismo di un essere umano adulto demolisce, infatti, circa 250 grammi di proteine muscolari nel corso delle 24 ore, degradandole nei suoi aminoacidi costitutivi: questi vengono poi in massima parte riutilizzati come mattoni di nuove proteine da ricostruire, e, in piccola misura, degradati a materiale energetico (zucchero, ovvero il glucosio di cui prima si è detto). In caso di digiuno (ovvero di mancanza di intake alimentare di tipo proteico che perduri oltre le 6-8 ore) la gran parte di quegli aminoacidi (mattoni) finisce con l'essere trasformata in zucchero, impedendo che si ricostituiscano le proteine necessarie (perdita di massa magra, appunto). La N.E.C. consiste proprio nel fornire all'organismo, in infusione lenta, continuata nella giornata, circa 50-100 (60-80, in media) grammi di proteine al giorno, le quali, in parte, vanno a compensare quelle proprie normalmente catabolizzate durante il periodo di applicazione del sondino. Si tratta di proteine alimentari "nobili" liofilizzate, ricavate dall'industria a partire dalla caseina e dalle siero-proteine del latte di mucca, dopo estrazione ed eliminazione di altri macro-componenti (in particolare, si fa riferimento allo zucchero contenuto nel latte, il lattosio, eliminato in grossa misura dai concentrati proteici contenuti nei preparati farmaceutici).

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    Che, tra tanti soloni, il buon saggio, il generoso, il salace don Gino Bartali, facile profeta, avesse proprio lui ragione prima del tempo?

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    I singoli cicli della nostra N.E.LT. hanno sempre la durata di 10 giorni. Se il sondino viene applicato al mattino (vale a dire prima dell'ora di pranzo), il giorno di applicazione sarà conteggiato come primo giorno del ciclo; se il sondino viene applicato nel pomeriggio, il primo giorno del ciclo sarà considerato quello successivo.

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 <   Che cos'è la N.E.C. del prof. Cappello?   > 

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